(STF Records) Till Oberboßel è davvero l’ultimo dei Mohicani del power tedesco: infaticabile su entrambi i suoi progetti (l’altro sono gli Elvenpath, per ulteriori dettagli rimando alla mia ultima intervista con lui, nonché alla recensione del recente EP “Metal O’Clock”, qui), dà ora alle stampe il terzo capitolo delle ‘Cronache’ dei suoi Lucid Dreaming. Anche stavolta, il nostro si dedica al mondo dello scrittore cult fantasy Lloyd Alexander; e anche stavolta è riuscito a coinvolgere, come guest singers a rappresentare i vari personaggi della storia, nomi non da poco, ma sempre rigorosamente e orgogliosamente underground! Si va infatti da Ivo Julmy (per anni negli Emerald) a Sven D’Anna (ovviamente Wizard!), da Elisa C. Martin (da poco peraltro tornata stabilmente sulle scene con i Fairyland) a Tann degli Ironsword, passando per Leo Stivala dei Frosaken e per il nostro Tiziano Sbaragli (Etrusgrave e Angel Martyr fra gli altri). E la musica? 66 minuti di caro, vecchio power germanico sulle coordinate dell’epoca d’oro, fine ‘90/inizio 2000, con brani mediamente lunghi, chitarre ovunque, strutture stratificate e la giusta melodia. Till ci spara subito i dieci minuti di “Open Wide the Gate”, un caleidoscopio di atmosfere power che parte da toni folk/acustici, passa per partiture quasi progressive e arriva fino a stratificati cori epici nel finale. “The Free Commots” è un godibile strumentale dal sapore quasi celtico, mentre “Life is a Forge” è una deliziosa cavalcata power dai chiari caratteri tedeschi, stile Iron Savior o forse anche Wizard. Grande refrain per “From Thread to Pattern”, un feeling vagamente prog nell’intensa “Dreams Come alive”, animata, fra gli altri, dall’inconfondibile voce del nostro Tiziano Sbaragli. Quasi 16 minuti per la conclusiva “The Mirror”: un inizio per arpa, violino e chitarre acustiche lascia gradatamente il posto prima a quella che sembra una jam fine anni ’70, dai suoni quasi psichedelici, e quindi al corpo del brano. Fra momenti prog, dove le capacità dei singer coinvolti sono portate al limite, un refrain ultraclassico e un vertiginoso assolo si arriva al finale, che riprende il tema e mette ai cori quasi tutti i cantanti coinvolti. Le armonie vocali non funzionano sempre alla perfezione in qualche passaggio, ma è l’unico difetto che mi sento di attribuire a un disco vero, sincero, potente e, a suo modo, nostalgico: se ancora stravedete per la scena di Amburgo di tanti anni fa, se per voi nomi di nicchia come Chroming Rose, Messenger, Crystallion non sono del tutto ignoti, i Lucid Dreaming sono, in sostanza, l’ultima band in circolazione con quel sound!

(René Urkus) Voto: 8/10