copMardukLTD(Century Media) Marduk: non servono presentazioni, non servono spiegazioni. E’ da un quarto di secolo che devastano il mondo con il loro personalissimo black metal, con la furia incontrastata della loro musica, dei loro concerti, dei loro testi. “Frontschwein” è il tredicesimo capitolo, il quinto con Mortuus alla voce, ed è disco pieno di violenza e sofferenza anche per il fatto che parla di… guerra, richiamando alla mente il mitico “Panzer Division Marduk”. Il titolo, infatti, “maiali del fronte” è ispirato ad una definizione tipica per descrivere i soldati spediti al fronte, letteralmente carne da macello, gente il cui compito è combattere e morire. Ognuna delle undici tracce (dodici nella versione limited in nostro possesso, con copertina diversa) descrive vari scenari di morte della seconda guerra mondiale: dal fronte (title track), ai deserti (“Afrika”), alla Normandia (“Falaise: Cauldron Of Blood”) e l’atmosfera è proprio di totale assenza di pace, di pericolo, di devastazione, sangue, sofferenza e morte vengono egregiamente descritti dalle impostazioni musicali e vocali della band, la quale in questo disco ha anche un ottimo nuovo batterista (Fredrik Widigs). La potenza sonora è ben distribuita: ci sono pezzi ultra veloci e spietati, ma anche mid tempo ed atmosfere più ricercate, ritmiche esaltanti, trionfali. In questo disco poi ci sono cose strane, in momenti diversi, assolutamente non scontate e genialmente amalgamate con i 6000 colpi al minuto che la mitragliatrice dei Marduk ti vomita addosso. Per esempio su “Doomsday Elite” c’è una sezione ambientale segnata da un tremolo ruggente ed un basso immenso. Oppure la componente trionfale, gloriosa su “Falaise: Cauldron Of Blood” dà un certo valore aggiunto al pezzo. Ed anche “503”: un pezzo marziale, lento, che quasi mi ricorda “Imago Mortis” per l’impostazione e l’aspetto differente rispetto alle altre tracce. Il resto è tipicamente e deliziosamente Marduk: groove, potenza, strumenti ben definiti, la voce infernale di Mortuus. La title track, così come “Afrika” sono mazzate pazzesche, veloci, furiose. “The Blond Beast” si basa su un mid tempo coinvolgente, un drumming pulsante … forse il pezzo migliore del disco. Meno tirata “Wartheland”, vanta quel tappeto ritmico esaltante, inquietante, una canzone dove il batterista ha tutto lo spazio che vuole e che si merita. Melodia avvelenata da una furia cieca su “Rope Of Regret”, mentre è più diretta “Between The Wolf-Packs”. “Nebelwerfer” è un’altra traccia più lenta, incisiva, meravigliosamente oscura, oltre sei minuti di atmosfera cinicamente marziale, intensamente suggestiva. Trionfale e grintosa la conclusiva “Thousand-Fold Death”, mentre per coloro che sono entrati in possesso della versione limited, la bonus track ambientale “Warschau III: Necropolis” è la perfetta chiusura del disco, degli argomenti trattati nel disco. Tecnicamente impeccabile, ben registrato, con strumenti molto definiti (cosa tipica dei Marduk, ma non ovvia nel genere), è un disco profondo che ad ogni ascolto rivela qualcosa di nuovo, si sviluppa, diventa più grande. Il primo play è convincente, ma è anche pericoloso: l’album rilascia un seme che poi si sviluppa con il tempo, mette le radici, cresce, diventando un incubo infernale, un monumento alla morte, alla pazzia, alla demenza umana. E “Frontschwein” è un’ottima colonna sonora per descrivere in maniera truce ciò che il genere umano sa fare meglio: uccidersi a vicenda. Con un gusto sadico infinito.

(Luca Zakk) Voto: 8/10