(Listenable Records) La pulsante massa sonora dei Mars Red Sky si nutre di sludge, stoner, psych rock. Una vasta landa dai suoni catramosi e lisergici, percorsa dalla voce eterea e vagamente pop anni ‘60 di Julien Pras. Composizioni dilatate, scandite da ritmi blandi, con le chitarre che tinteggiano e sputano, ribolliscono e si ammassano, producendo così scenari tra un deformato stoner e psichedelia colorata ma dall’aria opprimente. Muro sonoro limato da un basso che non traccia linee ritmiche, ma inonda di vapore nero ogni dove questo “The Task Eternal”. Quarto album sotto il segno dell’ipnosi che rischia, tuttavia solo al primo ascolto, di fare vivere una scomoda serialità delle composizioni. In realtà i bordolesi arrivano a definire atmosfere e strutture differenti nelle composizioni, ma la lunga durata di queste ultime e appunto l’atmosfera diluita e free form determina un possibile peso per l’ascoltatore. I ritmi blandi, le chitarre pesantissime e dalle frequenze stralunate, la voce che crea le proprie linee melodiche, diventano gioco di contrasti e insieme un caleidoscopio che restituisce immagini dalle forme vaghe e tremule. Brani al di sopra dei sei minuti di durata e con la poetica, acustica, sinistra e inquietante, soave e perduta “A Far Cry”, che si assesta su poco meno di cinque minuti per uno psichedelic-space rock di altri tempi, altre epoche. Il brano funge così da strada di uscita per l’ascoltatore dal viaggio intorno a un cosmo del quale tutti noi ignoriamo l’esistenza e che solo i Mars Red Sky ne sanno qualcosa.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10