(Pride & Joy Music) Thomen Stauch ci riprova: non ho mai saputo perché abbia voluto lasciare i Blind Guardian, ma sta di fatto che ha poi lasciato anche i progetti successivi nei quali si è trovato coinvolto (prima gli ottimi Savage Circus, poi gli altalenanti Serious Black). Lo ritroviamo ora nel gruppo tedesco-svedese Mentalist, assieme al cantante Rob Lundgren sentito ad esempio nei Reveal. Intuisco che attorno alla copertina e ai testi ci sia un concept ben preciso, sul quale però sia il sito (che dà giusto qualche ironico ragguaglio sul Mentalist, mascotte/simbolo della band) sia la nota stampa (che tace del tutto) non danno informazioni soddisfacenti. La titletrack è una galoppata di power/melodic metal che più scandinavo difficilmente si può, ma che non dimentica che per delle buone ritmiche la formula dei Maiden è sempre sopraffina. Qualche efficace cambio di tempo in “Life”, mentre “Digital Mind” apre le porte al power puro, arioso, alla Dreamtale o alla Helloween di questi ultimi anni. Un flavour più prog e una girandola di atmosfere, anche soft, per la lunga “Belief”; è lo stesso mood che troviamo nella power ballad “Isolation”, dai vaghi echi Queensryche più recenti. Molto maturo il sound di “Devil’s Game”; la fine del disco, come si vede, è decisamente più prog-eggiante, come dimostra anche la lunga (ma forse meno esaltante) “Run Benjamin”. Una buona prova, direte voi? Mah! A questi brani manca un po’ l’anima, Thomen si limita quasi sempre al compito-base, colpi di testa non ce ne sono, Lundgren ha una bella voce ma non mi appassiona veramente. “Freedom of Speech” può certamente interessare i fan del power appena spruzzato di prog, ma non ha, mi sembra, i numeri per convogliare su di sé maggiore interesse.

(René Urkus) Voto: 7/10