(Metal Blade Records) Avevo ormai perso le speranze di avere la possibilità di ascoltare un nuovo album dei Monstrosity. Sono passati infatti ben undici anni dal precedente lavoro in studio, il grandioso “Spiritual Apocalypse”. Seppur meno famosa di altre realtà come Obituary, Cannibal Corpse o Deicide, la formazione capitanata dall’inossidabile batterista Lee Harrison è da considerarsi tra le colonne portanti della scena death metal statunitense, grazie ad uno stile estremamente personale e perfettamente riconoscibile nonostante gli svariati cambi di line up. Tra l’altro, tra le fila dei Monstrosity sono passati alcuni giganti della scena death e non solo, come George Fisher, Kelly Conlon, Pat O’Brein e Jason Gobel. Sono letteralmente esploso di felicità quando ho saputo che la band stava partorendo un nuovo album e l’attesa era febbrile. Non sono rimasto assolutamente deluso, anzi “The Passage Of Existence” ha superato ogni mia rosea aspettativa, consegnandoci una band in forma smagliante e perfettamente coesa. Il grande pregio dei Monstrosity è quello di riuscire a variare il proprio sound senza fossilizzarsi in un unico stile, mantenendo allo stesso tempo una forte identità ben definita. “The Passage Of Existence” è profondamente ancorato alla vecchia scuola, eppure suona fresco e moderno. Questo grazie alla tecnica sopraffina messa a disposizione delle canzoni, qualità che spesso manca a molte bands attuali, maggiormente dedite a masturbare gli strumenti mettendo in secondo piano il lato compositivo. Le accelerazioni sono brutali e devastanti senza per questo risultare mai caotiche (altro difetto della scena brutal attuale), ben bilanciate da claustrofobici ed oscuri rallentamenti. Una band unica, che con grande coerenza porta avanti uno stile coniato con il capolavoro “In Dark Purity” ed evoluto fino ai giorni nostri.

(Matteo Piotto) Voto: 9/10