(Black Tears) Peso, batterista degli storici Necrodeath, ha l’idea di rifare “The Dark Side of the Moon” e coinvolge Pier Gonella (Necrodeath e Masterastle) in questa avventura. Il progetto prende forma attraverso la partecipazione di musicisti della MusicArT, una scuola e studio di registrazione, fondata da Pier Gonella nel 2011. Oltre alla batteria di Peso e alla chitarra di Gonella, c’è la voce di Zanna (ex Sadist) e Giorgia Gueglio (Mastercastle), il basso di Steve Vawamas (Mastercastle e Athlantis) e Andrea Vulpani per le tastiere e gli arrangiamenti del basso. Un progetto forse ambizioso, anche per via della mancanza di sassofono, coriste e altre diavolerie usate dai Pink Floyd, ma il corso intrapreso da Peso e Gonella è quello di un impianto che vede la coesistenza di un rock molto dinamico, ovviamente a tratti progressivo, e di un metal ben smussato. Sostanzialmente i MusicArT Project scelgono di emulare la struttura dei pezzi, riprendendo la maggior parte dei particolari dell’album, e ponendo il tocco dei singoli musicisti per superare il modello a cui si rifanno. Il fatto di usare una cantante è anche un modo per personalizzare l’opera. La Gueglio ha un bel tibro vocale, ma la pronuncia inglese un po’ marcata a volte sottrae dolcezza alle strofe. “On the Run” è un crescendo eccezionale, “Time” ha quella grinta che non ti aspetti e “Breathe (reprise)” ne ha anche di più, grazie ad un metal più consistente. Si, la Gueglio supera benissimo l’esame “The Great Gig in the Sky”! Esaltante il lavoro solista della chitarra in “Money”, con il brano che sembra interamente una lunga jam, ma la sei corde risplende anche nella mesta “Us and Them”, un brano che come per l’originale scivola via mestamente. Il trittico finale dell’opera, cioè “Any Colour You Like”, “Brain Damage” ed “Eclipse” si sviluppa davvero bene. Il primo è già di per se una sorta di jam strumentale e i MAP la riprendono con estro, dimostrando la loro identità e capacità di essere musicisti, il secondo ha molto più ritmo rispetto all’originale, mentre il degno finale, “Eclipse”, è un crescendo che i MAP decidono di chiudere ovviamente con il battito cardiaco, ma anche con un feedback della chitarra. Insomma, escono di scena da metallari navigati! “The Dark Side of the Moon” è un album celebre, entrato nell’immaginario collettivo di ogni appassionato di musica e volerlo risuonare poteva significare solo due cose e l’una avrebbe escluso l’altra: riprenderlo fedelmente (cosa impossibile) oppure stravolgerlo. Dunque Peso & Co non hanno fatto nessuna delle due cose: reinterpretano delle parti, attraverso una line-up e una strumentazione propria e…suonano! Il risultato va oltre lo sciocco confronto tra le due opere e ci consegna dei musicisti con delle idee nei confronti di un classico. Al massimo mi sarei aspettato qualche ulteriore personalizzazione in più (riferendomi alla seconda delle due “opportunità” possibili), ma è innegabile che Gonella è un chitarrista di estrazione diversa rispetto a Gilmour, Peso è anche più bravo di Mason (ci vuole poco, senza nulla togliere ad entrambi!) e l’album è quasi completamente cantato da una cantante, aspetti non secondari dal punto di vista della personalizzazione dell’opera.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10