copnapalmdeath2(Century Media) Mostruoso. Un altro aggettivo per definire “Apex Predator – Easy Meat”? No, altro che aggettivi, sembra di assistere a un massacro. Sangue e violenza. Una versione stilizzata di un macello. Chi scrive è senza parole, di fronte alla ferocia che questo lavoro riesce a esprimere. “Apex Predator – Easy Meat” si apre con la title track e immediatamente monta il sospetto che i Napalm Death abbiano deciso per una conturbante e strana sterzata stilistica. Sapete è curioso ascoltare dai Napalm quasi quattro minuti di atmosfera, dominate da una voce ritualistica, l’intervento di un percuotere in stile tribale, marziale e solenne insieme; ecco poi la marea delle chitarre che monta, un ritmo spietato, una melodia subdola, una sensazione carnale che si insinua. Sta per accadere qualcosa, per esplodere, ecco… Ecco “Smash a Single Digit”, seconda canzone che parte sfrecciante, estrema, violenta. Non è grindcore, non è crust, non è death metal. È estrema e volubile, molto. Quasi non si crede che siano i Napalm Death, se non fosse per un finale tipicamente crust-death. Nemmeno metà album e l’innovazione o il nuovo modo di suonare si riducono: quella proverbiale ferocia inaudita, quell’urlare pazzesco, quel ritmare ai limiti di un infarto sono ancora lì. La struttura canzone inizia a svelare il mood tipico dei Napalm Death, mentre l’essere franchi e onesti sullo schifo del mondo, riemerge con l’accattivante giro saltellante e degnamente hardcore di “How the Years Condemn”. Ora pausa. Non occorre un track by track o portare a testimonianza i nomi dei pezzi per spiegare quanto e cosa ci sia in “Apex Predator – Easy Meat”. I Napalm Death di sempre e quelli che diventano il prodotto di un rituale orgiastico, addirittura post metal (ascoltate “Dear Slum Landlord”), si espandono attraverso le quattordici canzoni. Groove, intrichi strutturati, labirinti e vortici di riff e ritmi, il grindcore, l’hardcore, il crust, i cori e le melodie corali inattese (stuzzicante cosa accade in “Hierachies”), situazioni epiche (in “Adversarial / Copulating Snakes” non sembrano i Morbid Angel?) intarsiano questo tessuto muscolare palpitante. I suoni carichi di odio, di modernità e che si pongono ai confini dell’ordinario, rappresentano l’anima dell’album. A quanto pare Embury, Harris e gli altri tra registrazioni e processi finali, hanno lavorato al full length da aprile a ottobre, un arco di tempo lungo per una band metal, ma non atipico, specialmente per formazioni che sono nella storia del genere. I Napalm Death ci sono in quella storia e continuano a scriverne pezzi e a portarla in un futuro prossimo e sempre in questo mondo maledettamente bastardo e schifoso.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10