copnetherbird162(Black Lodge Records) Non proprio la band che tenta di essere a tutti i costi sul mercato, nonostante molti singoli ed EP pubblicati nel corso degli anni e negli intervalli tra i quattro album registrati. I Netherbird esordirono proprio con un singolo nel 2005, intitolato “Boulevard Black”. Bello questo “The Grander Voyage”, certamente pensato con una calma che contraddistingue l’ampia varietà di melodie che si susseguono in modo semplice all’interno dei pezzi. Solo sette canzoni e di grosso minutaggio, proprio come il precedente “The Ferocious Tides of Fate” del 2013. Un segno del fatto che la band svedese ha deciso di strutturare maggiormente i propri pezzi. Il sound ha una tensione epica che lo percorre e in esso si potrebbe parlare di pagan metal, per come certe melodie sembrano essere arcaiche, lontane, nonché pensate direttamente da un universo lussureggiante di natura e storia. I tratti sinfonici sembrano attenuarsi rispetto al passato, il drumming è spigliato*, veloce, articolato, quasi tendente ai Cradle Of Filth, ma attenzione: esistono molti momenti intimisti, dai tratti si folk, ma più in generale quieti e poetici in “The Grander Voyage”. Forse sono troppi, se paragonati a quanto tempo occupino all’interno dell’album e confrontati poi con le parti prettamente metal. Sottraendo il tutto in the “The Grander Voyage” si assiste a una quantità modesta ma sufficiente di metal. È questa una caratteristica nata nel tempo, cavandola da un sound degli esordi che si è evoluto album dopo album. Sommariamente la vicinanza agli ultimi Cradle Of Filth è un elemento che salta presto all’orecchio e potrebbe apparire un aspetto ingombrante, eppure codesta vicinanza non sembra continuata nei pezzi. L’essenza pagan metal che fa capolino nelle melodie del riffing è invece qualcosa di altrettanto presente, tale da essere componente fondamentale. I brani non sono dispersivi in quanto suonano ben calibrati e fluidi e quando “The Grander Voyage” termina sulle note di “Emerald Crossroads”, la sensazione di avere dentro la testa quanto i Netherbird hanno pensato è davvero forte.

(Alberto Vitale) voto: 8/10

*La band il 30 agosto attraverso un post nella propria pagina Facebook, ha chiarito come il batterista che ha partecipato alle registrazioni dell’album è stato Fredrik Widigs (Marduk ed ex Demonical), mentre ora è Fredrik Andersson (ex Amon Amarth) ad essere il batterista della band. L’equivoco è nato dal fatto che il primo era menzionato nelle registrazioni e contemporaneamente il secondo, ma non il primo, era elencato nel sito ufficiale e in tutti gli altri canali della band come parte della formazione.