(MurdHer Rec.) Nome irriverente, almeno quanto quel modo di suonare che mischia thrash e death metal con forti iniezioni di groove e sprazzi djent. Una vera mazzata “Walls of Flesh” con i suoi stop and go, ritmi battenti, riff feroci, assoli fulminanti e un basso che emette odio. Chiari, diretti e semplicemente distruttivi, i Nofuck sono autori di un metal dannatamente sincero e spaccaossa. “Walls of Flesh” è il secondo album per la band, inciso nella propria città, cioè presso il 16th Cellar Studio di Roma dal solito Stefano Morabito. Le parti maggiormente ritmate ricordano la scuola polacca e ad ogni modo il ritmo è la vera anima di “Walls of Flesh”, tanto che chi scrive non ha mai ascoltato l’album a un volume sobrio. Impossibile non alzarlo e sbattere inevitabilmente contro questo muro del suono. Il cantato di Stefano Poddesu, elemento nuovo in formazione, è un semi-growl asciutto, duro e roco, tanto da riuscire a distinguere la maggioranza delle strofe. Un cantato perfetto che si allinea con la metodica scansione dei riff, dei tempi, delle sequenze sviluppate con ferocia e al contempo con chiarezza. Nati a Civitaveccchia sul finire degli anni ’90, i Nofuck realizzano solo ora il successore dell’album “Existenzminimum” del 2007. Poddesu è entrato nella band nel 2012, dunque ha avuto negli ultimi anni la possibilità di essere assimilato dagli altri e integrarsi nella musica. La band con “Walls of Flesh” abbandona un thrash metal classico per rinforzare il suono con aspetti di stile più marcati e possenti. Il risultato è un metal per l’appunto potente e dinamico.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10