copNuclearDetonation(Iron Shield Records) Noto con piacere che da alcuni anni a questa parte, l’Italia brulica di bands dedite al thrash metal più puro e senza compromessi. Nonostante molte di esse siano piuttosto derivative ed ancorate saldamente alle sonorità risalenti ad una trentina di anni fa, la qualità media delle uscite è piuttosto elevata, facendo si che la scena tricolore sia competitiva e priva di alcun timore reverenziale verso altre realtà straniere. Il rinnovato interesse verso il thrash di questi ultimi anni, ha permesso a giovani bands di trovare una certa visibilità all’interno della scena, e il Bel Paese ha sfornato gruppi di tutto rispetto; Sofisticator, Blindeath, Ultra Violence e Disboskator sono solo alcuni nomi tra coloro che hanno contribuito ad aumentare l’interesse verso questo genere musicale. A questi, possiamo ora aggiungere i Nuclear Detonation, ensemble proveniente da Reggio Calabria ed autori di questo debutto che si candida come una delle migliori uscite in ambito thrash degli ultimi anni. La band Calabrese ha assimilato per bene la lezione di bands come Megadeth, Testament e Death Angel, reinterpretando quelle sonorità con stile e ottima personalità. L’opener “Down To Hell” è un mid tempo roccioso, sorretto da un riff semplice ma estremamente accattivante, mentre la voce di Luca “Detonation” Sergi è aggressiva e rabbiosa, ma pulita allo stesso tempo, ricordando in certi frangenti quella di Mark Osegueda (Death Angel). “Slow Decay” è uno aperto da parti di chitarra acustica lente e spettrali, seguite da un riff stoppato, cadenzato ed estremamente pesante. Un giro di basso dà il via a “People Of The Lie”, dall’incedere iniziale che richiama alla mente i Testament Di “Souls Of Black”. Il riffing è fantasioso e per nulla scontato, mentre il cantato è estremamente aggressivo e rabbioso. “Another Thrash Attack” è uno strumentale furioso, costellato di ottimi assoli e cambi di tempo inaspettati. “Living Dead” è il pezzo più lungo dell’album, e parte con un riff che ricorda quello di “She Wolf” dei Megadeth, per poi lanciarsi in accelerazioni, improvvisi rallentamenti caratterizzati da un cantato più dolce e stralunato, alternato ad urla rabbiose e ringhianti. “Hang The Poser” mette in luce il lato più hardcore, della band, avvicinandola a certe cose dei Nuclear Assault (non a caso, il titolo richiama alla memoria “Hang The Pope”). “Mental Prison” richiama nuovamente alla mente i Megadeth, grazie ad un riffing diretto ma contorto allo stesso tempo, mentre “Nuclear Detonation” è aggressiva e anthemica, ideale per chiudere un album ad alta energia, personale pur tenendo ben presente la lezione impartita dai grandi del passato. Da avere!

(Matteo Piotto) Voto: 9/10