(Avantgarde Music) È passato solo un anno dal “Frozen Bloom”, il precedente lavoro del duo russo Olhava (recensione qui). Atmosfera destabilizzante e cosmica, uno stream di suoni che bombardano come fotoni impazziti verso il nucleo della psiche dell’ascoltatore. Un album che ruota attorno alla natura, attorno all’essenza della vita, verso quelle regole sociali che vogliono scandire proprio il pericoloso rapporto tra natura ed essere umano, quest’ultimo qui urlato in maniera ancor più pessimistica. Un disco che esalta la natura, la sua conservazione, condannando in trame laceranti qualsivoglia forma di attività umana in palese contrasto con questa unica ed indiscutibile fonte di vita. L’imponente opener “mirror” non teme confronti, non necessità pre-ascolti, un pezzo che elargisce immediatamente la sua nervosa e massacrante essenza tenebrosa. Molto più atmosferica “Reflection”, mentre “Reborn”, in due parti, ricorda a tutti quai siano le vere radici del black metal più incisivo. Quatto poderosi brani, un’ora e venti di massacrante turbinio sonoro dal favoloso sapore cosmico, il quale nega ogni distanziamento dalla familiarità della terra, avvicinando verso il sensuale gelo siderale dello spazio.

(Luca Zakk) Voto: 9/10