(Antigony Rec.) Album decisamente contraddistinto dalle strutture. “Mindtrip” è la sovrapposizione dei piani espressivi dei singoli strumenti, anzi dei singoli musicisti della band. Cascate di note che sfociano in incastri tesi a disgregarsi, per poi riunirsi e dare forme nuove. La band si distingue per un djent metal dal carattere moderno, definito da inserti metalcore e a volte pseudo-industrial. Ritmi che vanno contro o a favore delle chitarre. Riff che si spezzano, cadenzano, si arrampicano e si sgretolano in strutture più ampie, sempre e comunque brevi. Melodie spezzettate, ritmate, frammentazioni e lampi melodici improvvisi, sono la chiara essenza di questo full length d’esordio. I trentini Prologue Of A New Generation mostrano modernità nei suoni, nella tipologia del riffing e non da meno negli arrangiamenti. Il cantato di Mirko Antoniazzi è aspro, rabbioso, continuo e tanto da formare una vera linea narrativa che, in alcuni momenti dell’album, non lascia molto spazio ai frangenti prettamente strumentali. La title track è un esempio di come ci siano pochi vuoti vocali nel pezzo, tra l’altro quello dal minutaggio superiore agli altri. Circa trentadue minuti di riff strutturati, quanto lo sono poi gli stessi ritmi, con “Shiva” apice di questa fusione, e inoltre cantato nichilista eppure capace di mostrare emotività e coinvolgimento. I POANG lo fanno attraverso un piglio rabbioso, con atmosfere fosche, prodotto di una modernità che diventa allucinante. Più di tutto però è il risultato di un un metal sincopato, pompato di groove, graffiato da distorsioni possenti ma chiare.

(Alberto Vitale) voto: 8/10