(Black Widow Records) La sommaria istantanea dell’album “Jet Black” è quella di essere un riassunto bello ed esaltante, nonché magico e spettacolare del rock britannico a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, al contempo una perfetta fusione tra uno stile occult-psichdelic rock e il blues. Il secondo album dei Ramrod appare come una gioviale, affascinante e pertinente sintesi di quanto si potrebbe ascoltare in alcuni mostri sacri del rock di matrice blues del suddetto periodo. Al netto di ciò però “Jet Black” è certamente l’identità musicale della band, quella evidentemente personale, propria, fatta di suoni moderni e vintage e di un blues di fondo che ribolle nel calderone rock di questi stregoni, capitanati dalla sacerdotessa Martina Picaro, cantante dalla voce ammaliante che si comporta bene sia nei pezzi più frizzanti, cioè blues, soul e rock, che quelli dai toni vagamente occult e dimessi, psichdelici. “Sorrow” è uno dei luoghi d’azione supremi per la vocalità di Martina, contornata da un arrangiamento totale del brano che trasporta l’ascoltatore altrove. Adriano “Roll” Nolli è il sangue che scorre sotto forma di piano, moog e hammond, che fluisce nel corpo musicale dei brani, coronati dalle rifiniture e dai riff chitarristici del fratello di Martina, Marco, il quale è anche flautista. Ecco, questi sono i tre elementi che caratterizzano la bellezza dei brani che pulsano attraverso Daniel Sapone, batterista, e Emanuele Elia, basso. La sezione ritmica offre in “Lion Queen” una trascinante prova di grazia, per una canzone che viaggia tra il blues e il soul. “Jet Black” è un album troppo ricco, troppo pieno di cose e di conseguenza “Jet Black” è un album da ascoltare, ammirandolo. I momenti, le canzoni, i suoni, sono tutti distintivi, unici. “Turning Bad” è una canzone che è puro ritmo, oltre a ricami melodici della chitarra ineccepibili e l’acustica “Bluesy Soul” è un altro dei luoghi d’azione supremi per la Picaro. “Leda” chiude magistralmente l’album con toni quasi mistici e neo-folk, in otto minuti e passa di pura grazia espressiva dei cinque. La bellezza è qualcosa che appartiene a “Jet Black” e a chiunque sarà permessa di percepirla con un solo senso, l’udito.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10