(Shadow Kingdom Records) Nell’epoca d’oro della NWOBHM, i Robespierre non arrivarono mai alla pubblicazione di un full-length, fermandosi a due demo… “Garden of Hell” è dunque il debut ufficiale di questi misconosciuti heavy metallers di Liverpool, che nel loro sound accolgono anche qualcosina dal doom e dal thrash. Con “Punish Oppressors” si resta subito colpiti dalla produzione, che può essere definita low-fi solo con grande sforzo… lo speed zanzaroso della band non ne risente più di tanto proprio per il suo taglio vintage, ma se siete per le megaproduzioni diciamo che questo non è il vostro disco. Il fatto è che sono i brani in sé a non funzionare: riff monocorde (“Mare of Steel”), cori spenti ripetuti fino alla noia (“Dwelling in the Shadows”), improponibili refrain (quello di “Welcome to the Cult”) sono quello che, a giudizio di chi scrive, troverete in “Garden of Hell”. Davvero, l’unica canzone che salverei è la massiccia “The black Mirror”, con la sua linea vocale così british. Per il resto… come ho già detto molte volte in passato, forse non tutti i comeback sono davvero indispensabili.

(René Urkus) Voto: 5/10