Ester Segarra(Season Of Mist) È l’ultimo album dei Rotting Christ ed è stato ampiamente vivisezionato da critica e pubblico, in quanto sul mercato da febbraio. Tuttavia è recente la nostra collaborazione con Season Of Mist, la quale ci ha fornito diverso materiale tra cui appunto “Rituals”. A onor del vero l’album all’epoca dell’uscita venne discusso tra le quattro mura della redazione, in quelle situazioni dove ognuno passa da un argomento all’altro esternando opinioni a ruota libera. All’epoca saltò fuori che “Rituals” è parte di un ampio discorso messo in pratica da “Aealo”, 2010, comunque abbozzato ancora prima e che pian piano ha subito un sovradimensionamento attraverso “Κατά τον δαίμονα εαυτού”. Un discorso che vede il black metal dei Rotting Christ trasmigrato in post, in blackened in una certa misura e in dark metal. Evoluzione si dice in questi casi, ma anche iniziativa e cura della propria arte. I Rotting Christ propongono un album fatto di enfasi e di epoche, le stesse che hanno attraversato la storia ellenica e che in “Rituals” sembrano rinascere. Un album maestoso nelle melodie, nei tantissimi cori, nelle strutture guerrafondaie che meriterebbero posto in un filmato su Sparta e Atene! “In Nomine dei Nostri” presenta da subito una imponente situazione vocale. Le voci, i cori, i dialoghi, i frammenti recitati, sono l’aspetto più importante, l’elemento trasversale che attraversa l’album. La stessa “The Four Horsemen”, canzone conclusiva di “Rituals”, è uno dei momenti che celebrano questa vocalità sacra, maestosa, ma anche frenetica come in “Elthe Kyrie”, canzone maledetta e pervasa di magniloquenza ed epica che ricorda i Therion. Il cantato e i suoi annessi si esprime attraverso il greco, l’inglese, il francese e il sanscrito. L’uso molteplice delle lingue pone di fatto la materia verbale come la sostanza del tutto, mentre la musica è a tratti uno scheletro che regge il corpo verbale o parimenti lo sovrasta, ma attraverso strutture semplici e senza sortite di eccessiva complessità. La musica è la più diretta di sempre per i Rotting Christ. Tanti gli ospiti e tra questi Nick Holmes dei Paradise Lost in “A Voice Like Thunder” e Vorph dei Samael in “Les Litanies De Satan” (da un poema di Charles Baudelaire). La materia è ampia, la profondità dei testi e importante, la musica è a volte uno scenario. La musica ha tutto se presa nella sua interezza, senza arrivare a paragonarla con quanto fatto fino a ora da Sakis Tolis e colleghi e pazientando su una maestosità che a volte penalizza la concretezza di fondo di “Rituals”. Un album rappresenta una fase comunque riuscita, ancora una volta, per i Rotting Christ.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10