copsaxon7(UDR) Ed eccoli qui, al ventunesimo album: chi può fermare i Saxon? Vale davvero la pena di recensire il loro nuovo disco “Battering Ram”? Può esserci qualche lettore di MetalHead che non li abbia mai sentiti nominare? Io personalmente tento ancora di stabilire una gerarchia fra i loro full-“length”, non li considero tutti uguali e non li amo tutti allo stesso modo. Non mi è piaciuto, ad esempio, “Call to Arms”, che ho sempre giudicato uno dei peggiori in assoluto della loro discografia; mentre ho apprezzato molto “Sacrifice” – forse, passati tre anni, anche più di quanto non dica QUI. E “Battering Ram”? Riassumendo in poche parole: buono, ma non ottimo; godibile, ma non stellare. Ma alla fine vale la pena lamentarsi? Qualche traccia non troppo esaltante diminuirà lo statuto leggendario acquisito da tempo da Byff e compagni? Naturalmente la maggior parte dei brani riprende semplicemente il classico Saxon sound, magari con un pizzico di cattiveria in più: la titletrack è ad esempio più serrata di “Sacrifice” (giusto per fare un paragone vicino), ma anche molto meno melodica… il che è forse il problema del disco, se di problema si può parlare. Incalzante “The Devil’s Footprint”, dotata di un riffone ‘ignorante’ ma coinvolgente; direi anzi che siamo in presenza del pezzo più ispirato dell’intero disco. Si passa poi ad Alice in Wonderland con “Queen of Hearts”, canzone insolitamente cupa, con vaghi accenni addirittura doomeggianti. Nella norma la coppia “Destroyer”/”Hard and fast”, dedicate a temi frivoli (il supererore della Marvel e una corsa in auto), e dunque veloci, semplici e d’effetto (soprattutto il solo della prima citata è molto coinvolgente). “Eye of the Storm” sembra la versione incazzata di “Night of the Wolf”, sempre da “Sacrifice”, mentre “Stand your Ground”, per il resto assolutamente canonica, si fa notare al limite per un breve intermezzo di synth. Finalmente un po’ di melodia, ma per un altro brano abbastanza ordinario, “Top of the World”; pezzo decisamente inusuale, ma devo dire non del tutto riuscito, “Kingdom of the Cross”. Dedicato alla Prima Guerra Mondiale, vede l’alternanza fra una intensa narrazione di David Bower degli Hell e un refrain cantato da Biff; la canzone è dominata da tastiere d’atmosfera, solo una fugace chitarra acustica arricchisce il ritornello. Riprendendo quello che dicevo all’inizio: serve davvero un voto alla fine di questa recensione? Lo metto per abitudine, per offrire una valutazione immediata che però, per quel che mi riguarda, vale soltanto per la mia personale classifica saxoniana. “Battering Ram” sarà comunque acquistato da tutti i veri defenders, gli stessi che omaggeranno la band quando verrà dal vivo in Italia, nella speranza che nessun intoppo dovuto all’età impedisca l’uscita del numero 22. Long Live Saxon!

(René Urkus) Voto: 7/10