(Silver Lining Music) No, davvero… che senso ha scrivere qualcosa per i Saxon? “Carpe Diem”? Cogli l’attimo? Che diavolo di attimo puoi mai cogliere dopo quarantaquattro anni con questo moniker (ma siamo oltre i cinquanta se consideriamo le prime incarnazioni sotto le bandiere di Blue Condition, poi SOB ed infine Son of a Bitch)? Quanti album? Venti? Venticinque? Si perde il conto. I Saxon appartengono all’immortalità del metal… come i Motörhead, come gli Accept, come pochi altri eletti. Sono semplicemente delle fottute leggende e… se dopo tutto questo tempo i ‘ragazzi’ ancora sono in grado di frustarci le vertebre con del dannato heavy metal, noi poveri mortali possiamo solo inchinarci, venerando, in totale devozione, perché il diritto di esprime un qualsivoglia giudizio ha perso ogni maledetto senso. Title track che spacca, “Age of Steam” che annienta… e poi “The Pilmgrimage”? Un capolavoro irresistibile… dentro quella malinconia… con quegli arpeggi ampi ed avvolgenti. “Remember The Fallen” penetra con furia, velo di oscurità con “Super Nova”, metallo rovente ed epico che cola prepotente con “Lady In Gray”. Ignoranti e trasudanti pura e sana chitarra “All For One” e “Living On The Limit”, mentre la conclusiva “Black Is The Night” riporta indietro nel tempo… a quando il metallo era cattiveria, era ribellione, era il male assoluto! Dieci brani titanici, prodotti da Sir Andy Sneap (Judas Priest, Exodus, Accept… e chitarrista dei Priest stessi!). Pezzi unici. Eterni. E, permettetemi, alla faccia del patetico annullamento delle identità di genere: Ladies and Gentlemen… questi sono loro, quelli questi banchettano tra gli dei: questi sono i dannati Saxon! E questo è puro e fottuto british metal… quello rovente!

(Luca Zakk) Voto: 666/10