(Autoproduzione) Vi racconto una storia: Una notte, tenebre e spiriti. Musicisti demoniaci su un palco. Pubblico di seguaci dannati. Io ci sono. Devo fotografare, devo intervistare, devo assumere la mia dose di deviazione. Si parla di musica, di bands. Si avvicina uno dei dannati, si presenta come Filippo. Persona assolutamente gentile, timida, introversa. Mi parla di un progetto di black sinfonico, mi propone ascoltare qualcosa. Dopo oltre un mese da quell’incontro mi focalizzo sulle nove tracce di questo album autoprodotto. Non ci credo. Perché ho atteso un mese? Una one-man band ed un album registrato forse in uno scantinato, no, non può suonare così bene. Un solo musicista emergente non può comporre tutto in maniera così completa. Impossibile. E che possa anche cantare con diverse voci, tra i quali differenti timbri di growl (mai scontato, mai ovvio), una voce epica-corale (che ricorda Ics Vortex), un parlato oscuro, diabolico. Non può essere. Però Filippo ci riesce. Con dedizione, passione e umiltà crea un prodotto ottimo, coinvolgente, oscuro. La drum machine ben programmata supporta le fantasie compositive di Filippo: le melodie di tastiera sono assolutamente emozionanti e spaziano dal tipico canone symphonic black metal a concetti progressivi, fino a una interessante sonorità power metal (dovuta forse alle esperienze passate dell’artista) che si diluisce nel veleno dei blast beats in modo assolutamente interessante, piacevole, innovativo. Ogni strumento è curato in maniera meticolosa. Basta ascoltare “Beyond the Shadows of the Winter” per godere della vastità di influenze arricchite da un uso intelligente degli strumenti. Chitarra e basso sono ottimi, gli assoli (di entrambi) sono coinvolgenti e sanguinano dalla canzone in maniera mortalmente armoniosa. “Forgotten Graves” è una lama tagliente che emette suoni glaciali. “I Am the Legion” potrebbe essere presente in un album degli “Old Man’s Child”. “The Circle” riesce a fondere in unica colata infinta violenza e inquietante melodia. Ottimo il cantato growling nella title track.  Un valido album, al quale Filippo sta già dando un seguito, un altro figlio deviato partorito da un utero infetto rappresentato dalla mente di questo artista. La malvagità che emerge dalle sue composizioni non si sposa con la persona che ho incontrato quella notte. Un altro demone dalla doppia vita, un’altra creatura notturna che nei meandri più oscuri della mente nasconde una schizofrenica entità capace di generare la glaciale malignità di “Beneath a Bleeding Sky”, la quale si diffonde come una infezione, in maniera sapiente e musicalmente impeccabile.

(Luca Zakk) Voto: 8/10