copSKOLL(Fallen Angels Productions) Non me ne voglia nessuno che si sente preso in causa, ma non basta inserire qualche coretto da mastro birraio o una cornamusa qua e là per fare del Viking… L’atmosfera deve nascere da sensazioni interne, magari espresse anche da musica Industrial, ma la sublimazione che trasforma le emozioni in musica deve essere autentica. Faccio questa precisazione perché gli Skoll fanno musica sentita, che parte dal cuore. Come sempre non dico chi ci milita per non inficiare qualsiasi tipo di considerazione, ma diciamo pure che qui dentro c’è una parte della storia della musica estrema Black e Viking italiana e non solo. La canzone d’apertura recitata in italiano è da pelle d’oca e spazza via ogni dubbio che ancora si potesse averne su una formazione che ha tranquillamente passato il ventennio di attività. Musica aggressiva e corale, piena di misticismo nei titoli, nelle liriche e nei suoni . Sparse per il platter ci sono altre tracce in lingua madre, le più recitate dell’album, intramezzate da song più canoniche ma comunque molto incentrate sul misticismo. Ecco, questa è la chiave di lettura dell’album, una sorta di elogio ad un tipo di musica che in Italia ha dato molte soddisfazioni (vedi, guarda caso, gli Opera IX), fatta di rimembranze arcane di popoli e tradizioni scomparse. Un buonissimo album Black, un altrettanto buona prova di Viking, ma soprattutto e più semplicemente una prova inconfutabile che non serve avere la barba lunga e i corni in testa per fare musica arcana. Saggi.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10