(code666) Prolifici gli Slow, il duo belga composto dal polistrumentista Déhà e dall’autrice dei testi Lore (anche bassista e curatrice degli arrangiamenti). In dodici anni hanno prodotto ben otto album (sei, se consideriamo che il quarto capitolo, “IV – Mythologiæ” è uscito in tre versioni diverse, recensione dell’ultima qui), e questo nuovo sesto capitolo continua il percorso attraverso il loro funeral doom estremamente atmosferico, ambientale e dai tratti immensamente epici. I sette brani sono tutti ricchi di suggestione, pregni di una sofferenza esaltata dalle melodie decadenti, dalle impostazioni sinfoniche malinconiche, dagli arpeggi oscuri ed introspettivi e, non ultima, dalla possente voce growl di Déhà, capace di tonalità basse e laceranti che si percepiscono con l’udito e con lo spirito. “VI – Dantalion” è sempre ricco di emozioni, di momenti epici (“Incendiaire”) che si alternano ad un clima uggioso, autunnale stupefacente (ad esempio con la conclusiva “Elégie”). Ma tutti i titoli hanno un potere passionale consistente: drammatica “Lueur”, graffiante “Descente”, vibrante “Géhenne” mentre si rivela molto melodica “Futilité”. Disco è impegnativo per il genere volutamente lento ed incisivo, e pure per una durata consistente (quasi un’ora e venti) ma, per gli amanti del genere, l’ascolto è un assoluto travolgente piacere in quanto non risulta mai ripetitivo, mai banale: gli arrangiamenti sono curati e piacevolmente complessi, le ritmiche sempre tuonanti, le linee vocali mortalmente massacranti ed anche la registrazione appare assolutamente ben fatta e d’effetto!

(Luca Zakk) Voto: 8/10