copsoulfly(Nuclear Blast) Passo dopo passo e album dopo album i Soulfly hanno tentato di cresce, mettendo nella musica qualcosa in più o di diverso e sembrare così una band che avesse sempre concretamente qualcosa da dire. Max Cavalera e soci non sempre hanno messo d’accordo critica e fans e infatti la discografia dei Soulfly ha di sovente ricevuto giudizi alterni. Personalmente i Soulfly non mi hanno mai fatto impazzire, per tanti motivi che ora non elenco per non tediarvi, ma li intuirete più avanti. “Savages” rappresenta un nuovo momento per Max, per suo figlio Zyon entrato alla batteria, per Tony Campos e Marc Rizzo visto che il precedente “Enslaved” è uscito solo un anno fa e “Omen” (un album piacevole, siete d’accordo?) solo tre anni prima. Dunque dal 2010 ad oggi tre album e questo vuole dire che Rizzo, Campos e Cavalera sono in un momento prolifico della loro vita musicale insieme, ciò che appare strano è come poi il sound dei Nostri in realtà non riesca mai ad andare veramente un passo avanti. Non dico che i Soulfly debbano fare il salto di qualità e di chissà quale portata o stravolgersi nel loro essere, ma andare concretamente oltre certi schemi francamente stra-sfruttati sarebbe necessario. In “Savages” il sound contaminato da crossover, thrash, musicalità tribale, nu-metal, groove metal e via dicendo è sempre lì. Non si muove nulla. Anche stavolta se acquisti un album dei Soulfly sai già cosa trovarci dentro. Ecco dunque che ritmi alla Igor, lo zio di Zyon, ne è pieno “Savages”. Ecco che le chitarre che ricalcano ancora schemi alla Fudge Tunnel (o Nailbomb, tanto erano Alex Newport appunto dei F.Tunnel e lo stesso Max) o Sepultura era “Chaos AD”, oppure dei Cavalera Conspiracy ne troviamo a iosa. Ecco che le pseudo sperimentazioni e sonorità querule, falsamente elettroniche, non metal, tanto per rendere più “alternativo” il sound ve ne sono con la giusta parsimonia. Ecco che…debbo continuare? Se avete ascoltato più di un lavoro dei Soulfly mi avrete di certo capito. L’incipit pseudo metal/blues di “Ayatollah of Rock ‘n’ Rolla” fa pensare ad un pezzo nuovo, fantasioso, e invece ecco ritrovarti gli stessi e straconosciuti schemi ritmici e del riffing che ti fanno cascare le braccia e ti liberano in un “ancora?”, sbottato via con impazienza e fastidio. Riavvolgo il nastro: ho scritto all’inizio che i Soulfly hanno sempre messo qualcosa nei loro album è vero, ma attingendo dal solito serbatoio, fatto del passato (ma anche dallo spessore) artistico di Max Cavalera, delle sue radici latine e di quelle di Rizzo. Tony Campos (Ministry, Prong, tra gli altri) qualcosa ci ha messo in questi pochissimi anni nei quali è entrato nella band, ma il Cavalera’s Style deborda ovunque. Non si scappa e dunque il ripetersi delle modalità con cui i Soulfly scrivono un album sono abitualmente prevedibili. Credo che anche “Savages” sia piacevole, ma non chiedetemi un voto, avrei bisogno di un algoritmo per valutare un numero che riassuma ciò che vi ho riferito.

(Alberto Vitale) Voto: sv