copsteakne(Indie Recordings) Strano album, veramente strano. Più lo ascolto e più mi lascia in un delicato equilibrio tra il percepirne genialità e subirne la monotonia. Sicuramente è un album adulto, molto adulto, specialmente se consideriamo che questo quartetto proveniente dal Belgio ha un’età media che non supera i diciotto anni. Il genere è decisamente post metal/sludge. Ma a differenza delle regole del genere, dettate da bands come Isis, Sunn e Neurosis, è presente una forte iniezione di rock indie ed alternative che questi ragazzi riescono ad amalgamare nel loro suono. Le undici tracce che spesso si spingono fino ad una durata oltre i sei, sette, otto ed anche nove minuti: tracce tetre, decadenti, lente ed angoscianti. Un lavoro notevole, che non deve passare inosservato agli amanti del genere, che però a volte pecca di una linea guida lineare: ci sono tracce come “Photonic” che divagano su territori rock e nu metal, costruiti su solide fondamenta post metal ricche di melodia.  Altre, come “Pilgrimage Of A Blackheart” che a volte perdono il filo, deviando dal martellare drone, per spostarsi su un indie melodico e malinconico. Certamente l’idea è ottima, anzi, è una iniezione di innovazione nel genere, ma il risultato tende alla monotonia, uccidendo certi spunti e certi brillanti concetti che si sentono su tracce come la megalitica “Tearwalker”, canzone più fedele al genere, capace di coinvolgere e ipnotizzare in maniera assoluta. Le idee ci sono, serve sviluppo ed esperienza. Però considerando l’età dei musicisti,  questo “The Hutch” è sicuramente un album molto valido.

(Luca Zakk) Voto: 6/10