coptaake(Dark Essence Records) “Gamle Norig” è posta al principio di “Stridens hus” e lo apre con magnificenza, attraverso un riffing chiaro, ricco di melodie fresche. Non sono accordi che plasmano malvagità, piuttosto è l’esibizione di nenie, motivi e refrain che sono privi di grigiore, forse neutri da un carattere ben specifico. Diverso l’umore di “Orm”, canzone seguente all’opener, che vira leggermente verso il black ‘n roll ed esibisce un assolo di chitarra in stile hard rock anni ’70; tuttavia la canzone arriva a una chiusura in un black metal dalle tinte epiche. Le due canzoni confermano l’abilità di Hoest nel farcire le proprie composizioni con trame melodiche ben sviluppate. Toni chiari, riff scorrevoli e mutevoli, ecco i marchi di fabbrica puntualmente messi in scena anche in “Stridens Hus”. Ottimo esempio di quanto scritto è “Det fins en Prins”. La seconda parte dell’album vede Hoest puntare su velocità estreme ed ecco che l’album inizia a poggiare su un black metal selvaggio, pagano eppure non manchevole di contrappunti e sortite che spezzano anche se brevemente le bufere, come per “Vinger”, il black metal classico di “Stank” e “Kongsgaard Bestaar”. Sono questi gli atti più aggressivi e sporchi di “Stridens Hus”. “En Sang til Sand om Lidebrann” presenta forse la struttura più elaborata rispetto a tutti gli altri pezzi. In questo caso l’umore generale della canzone nei diversi passaggi si scinde dall’atteggiamento torbido e ferale del black metal: qui Hoest punta a una sorta di progressive glaciale. Negli ultimi secondi dell’album, racchiusi appunto in quella folle ed estrema “Vinger”, maturo la riflessione che Hoest e Taake dimostrano nuovamente qualcosa di perfetto. I quasi venti anni di attività artistica di Hoest e della sua creatura (“Stridens hus” è il sesto album, tutti pubblicati con cadenza triennale) credo siano riassumibili in questa riflessione del collega, presente all’ultima calata italiana di Hoest e soci (QUI): “E’ una sensazione strana. I Taake sono in giro da molti anni, ma non sono certamente una band famosa (al di fuori degli adepti del genere). Eppure Hoest gioca in delicato equilibrio tra la persona vicina al suo pubblico e la rockstar irraggiungibile: ci riesce benissimo, è amato dai suoi fans e, facendo tutto da solo, riesce sempre ad inventarsi cose nuove, idee nuove, espressività nuova: arte nuova.”. “Stridens hus” è davvero un pezzo di questa “arte nuova”.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10