(Cruz del Sur Records) Netto ed apprezzabile miglioramento dei nordirlandesi Terminus, in realtà progetto del polistrumentista David Gillespie, affiancato al microfono soltanto dall’amico James Beattie: se “The Reaper’s Spiral” (recensione qui) aveva alcuni difetti, “A single Point of Light” li lima, rendendo peraltro più epico il sound. “To Ash, to Dust” fa subito pensare alla maestà dell’heavy metal inglese, quello che parte dagli Uriah Heep e i Wishbone Ash, diventa metal con i Solstice e i Pagan Altar, e si epicizza ulteriormente verso i Dark Forest o i Ty Morn. Vago retroterra sabbathiano per la lunga “Harvest”, che nell’assolo conclusivo, molto ispirato, rimanda direttamente ai seventies; marziale e arrembante “Flesh Falls From Steel”, una speed song che non rinuncia ad essere epica. “Cry Havoc” ha la forza e la tenacia dei Manilla Road; si chiude con gli oltre dieci minuti di “Spinning Webs, Catching Dreams”, brano che non si mette fretta, che insiste con un riffing abbastanza omogeneo, e che forse proprio per questo risulta il più statico e il meno interessante di tutta la scaletta. La seconda parte del disco è dedicata a un concept fantascientifico, sulla possibilità di salvare digitalmente la coscienza di un defunto. Se i vostri ascolti si muovono nel triangolo sopra citato, i Terminus susciteranno certamente il vostro interesse!

(René Urkus) Voto: 7,5/10