copTHECONFORMATIONCHANGE(autoprodotto) Laconica cartella stampa. Concetti diretti come “esclusivamente strumentale”, oppure “gruppo fatto di basso, batteria e chitarra”. Ma la frase conclusiva mi colpisce “Al momento il disco non è distribuito da alcuna agenzia e la band non è sotto contratto”. E quale schifoso errore, aggiungerei io. Cinque ragazzi, Italiani, che in tre anni mettono in piedi una band capace di dar vita a queste intensissime tracce, non dovrebbero essere ignorati, restare senza agenzia, senza contratto. Il 18 Marzo hanno pubblicato questa perla di musica post metal, sulla scia di Isis e Tool, ma con una componente più diretta, più musicale, più reale, meno sintetica. Adoro il comunicato relativo all’uscita del disco: “Ah, guardate che il disco è uscito….”. Semplicemente geniale e dubito un’agenzia avrebbe potuto trovare un messaggio pubblicitario tanto azzeccato, tanto in linea con la deviazione psicologica rappresentata da questa mezzora di musica pura, evoluta, intensa: un flusso energetico interpretato dal suono degli strumenti con maestria e sapienza, assumendo una globale linearità esecutiva, ma intensificando l’esperienza con improvvise idee, soluzioni, dettagli ed arricchimenti che aumentano in maniera esponenziale il valore espresso, le sensazioni diffuse. La sezione ritmica è sempre elettrizzante, scatenata, appartenente ad una dimensione indipendente capace di delineare il territorio nel quale le stupende chitarre possono esprimersi, evolversi, rincorrersi producendo a livello industriale riffs avvincenti, riffs coinvolgenti, melodie intense, grooves immensi. Capace di costruire scenari infiniti, senza vera materia e senza vera essenza, la opener “Leaves & Cloud”; Un pezzo bellissimo, che in un certo senso descrive l’enigmatica copertina. Alla intensa e bellissima monotonia post metal viene sempre aggiunto un qualcosa di intenso, come se il post metal dei TCC beneficiasse di certe evoluzioni remotamente blues: è il caso di “Barricades”, che integra divagazioni infinite su ritmiche intense e pulsanti, dando origine ad un pezzo intenso, complesso ed avvincente. “Mare Magnum”, posta a fine lavoro, è il pezzo più lungo, più intenso, più ricco di emozioni. Energetico ed oscuro, diretto ma complesso. Gode di un drumming esplosivo e dinamico, le linee di basso sono un cuore che pompa il sangue nelle vena, nella vita, mentre la struttura melodica, i riff, i fraseggi si inseguono, si stimolano, evolvono, mutano, cambiano, creando momenti intensi, brillanti, apici di un orgasmo sonoro che improvvisamente esaurisce la sua carica e torna alla ritmica ossessiva, alla ripetizione post metal, alla pesantezza, al graffiante ed aggressivo. Ricordo ancora un testo laconico, della mail (laconica) con la quale la band ha preso contatto con la redazione: “Scrivo una email per invitare il vostro staff a considerare la nostra musica”. Sarebbe da ignoranti non considerare la loro musica. E poi, qualche giorno dopo l’arrivo del CD in busta anonima, senza uno straccio di copertina. Un subdolo invito a “non chiedere nulla, ascolta e stai zitto”. E questo è esattamente ciò che ho fatto. Ho lasciato parlare loro, la loro musica, la loro fantasia, la loro perversione nel costruire evoluzioni sonore, dialoghi musicali, fantasie scenografiche. Geniali. Fantastici.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10