copthekennedyveil(Unique Leader) Non ho idea del perché si chiamino così questi californiani, ma sappiate che il loro death metal è tiratissimo, veloce, frammentato in continui cambi e variazioni di ogni tipo, nei quali ci sguazza felice Gaber Seeber, il batterista. Costui è un motore a reazione, la vera spina dorsale di questo sound nel quale riff, basso, batteria e voce, viaggiano tutti insieme all’unisono e senza mai perdersi di vista. Seeber ha avuto esperienze live con i Decrepith Birth. Un death metal dunque estremo nei ritmi e nelle atmosfere, abbastanza tecnico e le strutture non sembrano tuttavia complesse ai massimi livelli, ma sono sostanzialmente un continuo atto di guerra svolto senza pietà, infamia e con cinico raziocinio. “Trinity of Falsehood” è il secondo album dei The Kennedy Veil, uscito a tre anni dal debut e del quale non ho mai ascoltato nulla, ma ho l’impressione che la band sia imprigionata nel proprio ruolo, cioè essere dei deathers estremi, votati ad un sound con evoluzioni e linee appena complesse, ma nelle quali non si trova mai un brano che sappia risaltarne comunque le buone doti dei musicisti. “Trinity of Falsehood” è una sorta di narrazione portata avanti con la cinica e rabbiosa attitudine di una band sicuramente preparata, ma ancora acerba. Stimo quell’attitudine di carro armato che ti investe, in questo senso i The Kennedy Veil sono spietati, ma ogni tanto vorrei che questa macchina da guerra decelerasse e fosse meno caotica. E’ una mia personale considerazione che non mi esente dal valutarli comunque positivamente.

(Albereto Vitale) Voto: 7/10