coptherejected(This Is Core Music) Reputo buona parte dei musicisti di oggi (band, solisti ecc) incapaci di scrivere canzoni. Credo che tutti noi abbiamo un rapporto speciale con quella cosa che chiamiamo canzone. Un motivo, una linea melodica alla quale siamo affezionati e che fischiettiamo, cantiamo, accenniamo nei momenti più disparati del nostro quotidiano o che semplkicemente ci monta nella testa d’improvviso oppure a secondo gli stati d’animo. Ecco, oggi nel metal c’è una forte incapacità nel sapere creare canzoni. Momenti sonori che ti entrano dentro e nidificano nei neuroni. Mi dipiace, ma è così o almeno lo è per me. Oggi l’album metal è concettuale, non è più qualcosa che si basa su quattro o cinque pezzi formidabili e che tra questi ci sono altri pezzi dei quali si può dire “si però anche…”. No è finita. Non so perché. Forse tutti vogliono fare album, vogliono scrivere canzoni e senza averne la minima idea di come lo si faccia nel modo migliore. Cosa c’entra questo con i The Rejected? Sappiate che i The Rejected sono ciò che un orecchio allenato definirebbe ‘ruffiani’ e tutti i sinonimi contigui. I The Rejected non inventano nulla, ma scrivono (ed hanno inciso) pezzi che li ascolti e ti diventano simpatici o addirittura una parte di te. Canzoni, appunto, invischiate di punk rock (ma anche grunge e non poco!) e heavy/hard rock della tipologia ‘già sentita altrove’ (White Zombie?) eppure non per questo non di qualità. Torinesi, con alcuni lavori alle spalle negli ultimi tre anni, un vero debut album ben prodotto, molto punk nelle sue linee di principio, festoso, divertente, consumato dal riffing (Ramones, Misfits, Clash eccetera), ma nel complesso gradevole, ruspante e diretto. Pochi accordi, voglia di suonare e cantare e tentare di mettere insieme delle canzoni. Per il resto? Fine della storia. “Bet Your Hearts” va inserito nel lettore, portato a volume da denuncia e i neuroni che danzano su queste note, perché hanno un percorso tracciato. Quello del formato canzone.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10