(Massacre Records) Un pugno in faccia. Denti che saltano, naso sfigurato, sangue che schizza ovunque. È questo l’esito dell’undicesimo disco dei metallers americani The Rods! Metallo vero, Heavy Metal con le maiuscole… niente fesserie, niente stronzate, niente mode frivole o tendenze da social. È heavy? È doom? È dark? È power? Non credo che a Carl Canedy e David ‘Rock’ Feinstein possa fottere qualcosa: sono nella band dal 1979, e suonano metallo fin dal debutto del 1980, ovvero quel grandioso “Rock Hard” (qui la recensione della ristampa… nel 1980 le ‘zine come la nostra non esistevano!). L’ultima volta che si sono fatti sentire, forte e chiaro, è stato nel 2019… con quella bomba intitolata “Brotherhood of Metal” (recensione qui) ed ora sono tornati… e tu premi play, ascolti “Now And Forever” e godi come un pazzo grazie a quel feeling vintage accentato da quelle tastiere che ti fanno pensare immediatamente ai Rainbow, mentre la successiva “Wolves At The Door” ti fracassa le vertebre gettandoti poi in pasto a fameliche bestie infernali. Impressionante quella sensazione a-là Ronnie James Dio di “Cry Out Loud”, mentre la title track semplicemente non prende prigionieri. Si scatena la chitarra di Feinstein su “Can’t Slow Down”, “Metal Highways” scatena onde sonore devastanti scolpite con immensa maestria. Classicismo puro con “Hell Or High Water”, “Play It Loud” ha un titolo assolutamente auto esplicativo, mentre “Shockwave” ti fa capire perché un tempo questi qui erano etichettati come i Motörhead americani. In chiusura quel senso di leggenda e di appartenenza metal che un brano come “Hearts Of Steel” riesce a trasmettere con eccitante energia. Nonostante negli anni ’80 siano andati in tour con Judas Priest, Ozzy Osbourne e pure Iron Maiden, sono sicuramente meno famosi degli altri, meno appariscenti di gente come i Manowar, meno iconici di gente come i Motörhead… meno catchy (ah si?) di Saxon o di bands più recenti come gli Hammerfall. Ma, diavolo, loro sono davvero un power trio, con una certa enfasi su quella parola ‘power’ la quale permette di generare un headbanging costante e tellurico; questi qui fanno metallo vero… metallo rovente, senza compromessi… e lo fanno da una vita! E, tanto per parlare di vita, Carl Canedy pesta sulla batteria infischiandosene dei suoi quasi 71 anni, mentre David Feinstein tortura la chitarra e urla in quel microfono… anche lui ignorando la sua tenera età: 77 anni qualche giorno dopo l’uscita di questa bibbia del vero metallo!

(Luca Zakk) Voto: 9/10