(SPV/Steamhammer) Dopo l’ottimo “Rise”, The Unity torna alla carica con un terzo disco ancora ben fatto, ancora energico e ancora vincente… anche se forse un filo inferiore al predecessore. Si tratta, oserei dire, di un ‘calo naturale’, di un assestamento dovuto al fatto che la formula è ormai ben rodata, e che gli italotedeschi non sono più una new sensation. Sia chiaro, però: Henjo Richter, Michael Ehré e Giamba Manenti spaccano ancora… e nessuno potrà pensare che si tratta di un side project dei Gamma Ray. Positiva e arrembante “Hands of Time”, con un ritornello alla Avantasia che è una goduria; rock luminoso e di cassetta con “Line and Sinker”, e anche la briosa “We don’t need them here” ha un refrain semplice quanto efficace. “Angel down” è un potente e drammatico mid-tempo, mentre ha un ritornello larger than life “Guess how I hate this”. Nel finale si alternano felicemente un power energico, quello di “Scenery of Hate”, e un hard rock addirittura fornito di una sezione fiati, quello di “Rusty Cadillac”; si chiude con “You don’t walk alone”, che sceglie toni hard rock dotati di un certo pathos per salutare gli ascoltatori. Una bella festa in musica, di cui andare orgogliosi… come del resto ci dice il titolo stesso del disco!

(René Urkus) Voto: 7,5/10