copufo2(Steamhammer/SPV) Meglio essere sinceri: il sottoscritto degli UFO ha ascoltato abbondantemente le produzioni iniziali e quelle della prima metà degli anni ’80, cose come “Mechanix” e “No Place to Run”, oltre al recente, 2012, “Seven Deadly” (QUI). L’importanza di Paul Raymond, Phil Mogg e gli altri è nota. La band ha i natali nelle ceneri della Swinging London, esplose con “UFO 1”, “Flying” e via dicendo. Gli inglesi autori di “Doctor Doctor” hanno conosciuto un’evoluzione spettacolare che come un cometa, ha attraversato luminosa i cieli del rock, dello space rock del prog e poi della NWOBHM, diventando un riferimento per molti. Siamo nel 2015 e dopo quarantacinque anni gli UFO volano ancora nel cielo della musica, ben visibili, non misteriosi ma eleganti. “A Conspiracy of Stars” è un album del quale bisogna renderne conto ai lettori, ai più scafati a coloro che desiderano apprendere nomi nuovi (anche se vecchi) e chi scrive si prende le sue ore di tempo per ripassare e magari riscoprire suoni e canzoni che da tempo mancano all’appello. Con “Ballad of the Left Hand Gun” il rock blues saettante, carico ed energico esplode come nei primi anni ’70, anzi quasi viene il dubbio che questo brano era sepolto in qualche cassetto o in un nastro e che fosse venuto il momento di rispolverare questa forza della natura, per quanto semplice e modale sia nella sua costruzione. Gli UFO sono atterrati e si mostrano con un’aerodinamica classica ma scintillante, curata dalla produzione di Chris Tsangarides (Judas Priest, Thin Lizzy, Gary Moore). Parker, Raymond e Mogg vengono affiancati da Vinnie Moore, lead guitar dal 2003, e dal basso di Robert De Luca, nella band da pochissimi anni. Il nuovo materiale pare che sia stato scritto interamente da Vinnie Moore e infatti ecco che il guitar oriented dei pezzi è fin troppo evidente (si prega di ascoltare un brano come “Devil’s in Detail” per averne conferma). Canzoni che hanno carica e ottimi assoli, oltre a bridge e momenti costruiti e strutturati. Si Moore è al centro, ma intorno ha un insieme che addobba al meglio le sue sei corde. “Sugar Kane” si apre con la magia dei synth di Paul Raymnd, il resto è pilotato dalla fiammante chitarra di Moore e dalla voce di Phil Mogg per una delle migliori canzoni dell’album, come lo è anche “Precious Cargo” che denota un livello compositivo in piena forma. Album di buona fattura, suonato con cura e qualità, come sempre quando si parla degli UFO.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10