(Scarlet Records) Gli Ulvedharr si sono mossi nel tempo verso una direzione e virando il proprio sound verso il death-thrash e l’accoppiata iniziale di “World of Chaos”, “What We Have Done” e “Death Stars”, lo testimonia oltre a presentare uno stuzzicante modo di essere della band allo stato attuale. Ritmi secchi e scanditi, sui quali i riff giocano le loro variazioni, attraverso un modo di esprimersi che è appunto a confine tra i due succitati generi. Forse tra i migliori nove minuti di semre per gli (ex) vichinghi di Bergamo. Il tutto con parole diverse dal solito: niente più medioevo e mitologia, rune e riti, oggi gli Ulvedharr guardano all’umanità, all’esistenza di essa e a quanta paranoia la pervade, avviandola forse all’autodistruzione? La band offre le sue rispote o chiavi di lettura. Una produzione netta e chiara, tanto che alcuno strumento vi fa le spese, oltre, si permetta, a una copertina che lascia giustamente dimenticare quella del precedente “Total War”, ed ecco che quaranta minuti di canzoni diventano un assalto furioso. Vengono innalzati blast beat, mai eccessivi, di breve intensità, oltre a molti accoppiamenti riff-ritmi che chiari, pesanti e non velocissimi rendono massiccio il chaos del quale la band racconta. Forse maggiori fasi in mid tempo nella seconda parte dell’album, perché “World of Chaos” attraverso la strumentale, un terribile e sinistro intermezzo, intitolato “Chemical Wind Imbalance”, viene tagliato in due. Sono gli Ulvedharr dall’inizio alla fine, sia chiaro, e forse le sottili sfumature tra queste due porzioni dell’album che rendono sostanziale le differenze del tutto. Il discorso death-thrash metal della band è di fatto il più sentito dai lombardi, tanto da rendere questa proposta la più genuina di sempre da parte della band. Sarà a causa di quell’esile anima thrash teutonica che chi scrive ha sempre udito nelle pieghe del sound della band, ad averla spinta verso questi territori? Non ha importanza, ma al diavolo vichinghi e rune che forse troppi equivoci hanno creato sulla sostanziale identità di questa band.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10