(House Of Mythology) È magnifico vedere queste band dalle radici estreme deviare verso nuove strade, pur mantenendo un legame profondo con la loro storia, la loro fan base, la loro intrinseca oscurità. È il genio degli artisti che stanno dietro a bands quali Manes, Solefald… e Ulver. Kristoffer Rygg e compagni raggiuncono un nuovo traguardo, continuando quel percorso oscuro che sfiora legami con Roma e dopo la tappa “The Assassination of Julius Caesar” (recensione qui) ora un disco che si basa sulla filosofia degli incubi di Pier Francesco Orsini (Vicino Orsini). Natura. Foreste. Civilizzazione. Corruzione umana. Demoni, mostri, il passato primordiale e il presente decadente. Luoghi stregati e la nullità della nostra breve ed insignificante esistenza. Tetra, malinconica e in un certo senso nostalgica “One Last Dance”. Stupenda -un capolavoro- la penetrante e drammatica “Russian Doll” primo singolo dell’album. Beat deliziosamente e maledettamente ottantiano sull’impulsiva “Machine Guns and Peacock Feathers”, brano con un groove immenso, ricco di intensi dettagli sonori e vocali. “Hour of the Wolf” è pura oscurità che guarda alla notte appena iniziata verso quell’alba ancora lontana, un lasso di tempo ricco di dramma, pregno di tragedie. Sferzante “Apocalypse 1993″, brano che parla della tragedia dell’Assedio di Waco, vicenda avvenuta nel 1993, anno di formazione degli Ulver. Il singolo ”Little Boy” offre un ritmo contorto e capace di evocare un’oscurità appartenente a tendenze goth e nu-metal, mentre “Nostalgia” fa scorrere l’elettronica sotto un’aura dal sapore settantiano, prima della conclusiva struggente ballad ”A Thousand Cuts”. Un mondo fanta-reale dominato dai lupi. ‘Un’ultima danza in questa chiesa in fiamme’: ossessioni e deviazioni, incubi e psicosi, dannazione ed improbabile redenzione… il tutto con l’incantevole bellezza di questo dark pop elettronico, catchy, stimolante, coinvolgente, intimo, perverso e provocante. Una band capitanata da un artista che guarda avanti. Solo avanti, mai indietro: mai un rimpianto. Un percorso seguito con impeto, con un’evoluzione che marca la storia di una band la quale non solo pubblica un altro bellissimo disco, ma fa uscire anche la biografia intitolata “Wolves Evolve: The Ulver Story”, un volume di 336 pagine che riassume con parole, dialoghi e foto gli oltre venticinque anni di storia di questa eclettica ed emblematica entità norvegese.

(Luca Zakk) Voto: 9/10