(Blood Harvest) Terzo ed ultimo album in carriera per gli australiani Vahrzaw. Dopo venticinque anni di attività, la band proveniente da Victoria ha infatti deciso di appendere gli strumenti al chiodo, motivando questa scelta con la stanchezza nei confronti del music business e con la routine nel produrre dischi. Una decisione abbastanza bizzarra secondo me, visto che questi musicisti non sono stati molto prolifici, né tanto meno famosi al punto da subire pressioni dal music business stesso. Secondo me si sono semplicemente stancati di avere un seguito piuttosto esiguo, nonostante siano in circolazione da un quarto di secolo. Questo canto del cigno si fa apprezzare per la coerenza con il passato, proponendo un death/black aggressivo e senza compromessi. Sugli scudi il lavoro di batterista, dal tocco potente e preciso, quanto brutale quando si produce in devastanti blast beats. Ottima anche la voce, capace di alternare un growl molto profondo ad uno screaming tagliente. Non mi ha convinto appieno il riffing che appare come il classico compitino svolto bene ma senza ispirazione, prendendo spunto un po’ dai Morbid Angel ed un po’ di primi Behemoth. I Vahrzaw si congedano quindi dalle scene con un disco di discreta fattura, ma tutt’altro che memorabile.

(Matteo Piotto) Voto: 6/10