folder_E0240x0120_D0246x0126_4S.indd(Art of Propaganda) Prima o poi a suonare in un modo tutto tuo va a finire chela gente ti conoscerà. Se suoni la tua musica, ma più di tutto con il tuo modo di essere e sentirla e di concepirla allora qualcosa di buono ne verrà fuori. Fanno tutti così? No, mica tutti. Se digitate play sull’album “Längtan” vi verranno fuori una serie di cose che non sono da tutti. Melodie docili, a tratti musicali come acqua cristallina d’alta montagna che scorre in qualche placido torrente. Voci atroci, in growl, in scream, in modalità pazzoide che sussurrano e urlano cose nei dintorni di quel ruscello e poi il resto: metal, rock e un’atmosfera di sperimentazione che a dire il vero più che sperimentare è un atto evolutivo musicale in continuo divenire. Evoluzione nell’evoluzione. progredire e andare avanti per oltre un’ora e non arrivare mai alla fine di niente. Chitarre acustiche che declamano cose e tappeti in blast besat che agitano le acque. Chitarre distorte, polverose, isteriche che dipingono altri tappeti sopra i quali ogni atmosfera e melodia si racconta, sussurra e parla. Un album strano eppure dai contorni ben definiti, ma vasti, ampi, infiniti. Pigiate play su “Längtan” e inizia un viaggio o forse una perlustrazione in una dimensione parallela alla nostra. Cacofonie vocali che continuano all’infinito, un sub-strato metal estremo, un altro di chitarre che arpeggiano, di sovente sono acustiche, synth e altri imbrogli sonori. Uno spettacolo musicale in un mondo non nostro, ma voi entrateci e lo diverrà. Deve per forza esserlo visti i musicisti coinvolti e le loro storie, cioè ex membri di Lifelover, Skogstron e altri. Un lavoro non facile da descrivere anche perché è quel tipo di cosa che o ti piace oppure no. Non è musica universale quella dei Vanhelga, ma questo loro discorso continua ad interessare.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10