CD400_out(Mighty Music) In netta progressione dal folk al viking, con un conseguente inasprimento del sound, i danesi Vanir giungono al quarto album (QUI recensito il terzo, “The glorious Dead”) con una formazione rivitalizzata: ora la chitarra solista è affidata a Kirk Backarach degli Iron Fire. Dopo una breve intro bathoryana, “Black Legion” spinge su un epic black reminiscente dei King of Asgard, mentre la stentorea “Pretorian” vive di quelle quadrate melodie che hanno reso famosi gli Amon Amarth. Immortalmente epica (nel senso di ‘suonata sullo stile degli Immortal’) “Unrepetant”, in cui le tastiere si ritagliano un ruolo importante; “Broken Throne” appare una estremizzazione del sound degli Ensiferum, dunque una canzone dove la componente folk che sta alla base del sound non può essere del tutto nascosta. “The Serpent” si concede qualche rallentamento d’atmosfera prima che “Drukvisen” ci mandi tutti in taverna per ubriacarci. Il ‘problema’ che non fa alzare il voto? L’estrema brevità del disco, 31 minuti, meno di molti ep attualmente sul mercato.

(Renè Urkus) Voto: 7/10