copvanish(Massacre Records) I Vanish di Stoccarda hanno una carriera lunga (quasi quindici anni), una line-up stabile praticamente dagli inizi, ma solo due full-“length” all’attivo: tuttavia in questo caso la poca quantità è compensata dall’elevata qualità dei loro prodotti. “Come to whiter” rappresenta infatti poco più di un’ora di ottima musica che, a suo modo, è incredibilmente quadrata e tedesca! La opener “Great Collapse” offre un power nervoso e involuto, talora tendente a partiture prog, di quella tipologia che ha pochi estimatori in Italia ma molti nel centro Europa: eppure il refrain non manca comunque di melodia. Con “Bless the buried Child”, che sperimenta qualcosa con una linea vocale forse non troppo adatta al metal, siamo quasi dalle parti dei Symphony X; durissima “This is how we die”, con un bel cantato a gola rossa di Bastian Rose, mentre la lunga “Curtain Call”, che pure vanta dei passaggi di una certa asprezza, ha qualcosa (naturalmente riveduto, corretto e modernizzato) di ‘rainbowniano’. “Silence” è praticamente progressive puro, con addirittura qualche tastiera space; in “Hope shall rise” si fanno notare i rallentamenti messi al posto giusto. “Reboot” vede protagoniste le keys prima della conclusiva “The grand Design”, un pezzo solido e serrato cui partecipa anche Ralf Scheepers. Album di spessore e sostanza per metallari esigenti.

(René Urkus) Voto: 7,5/10