(Infernö Records) I Violentor sono tra quelle poche band potrebbero essere tacciate di somiglianza di stile con almeno una decina di altre band, presentando però alla fine e nella sostanza un sound evidentemente proprio e riconoscibilissimo. Quarto album affatto differente da quanto fatto fino ad oggi e costantemente elaborato con il thrash ruvido, sporco, infernale e primevo. Sodom, Venom, Hellhammer, Slayer, Messiah e tutti gli altri entrano, fluiscono in questi riff neri e tingenti come il carbone, in queste linee vocali arrabbiate, soprattutto in questi ritmi allucinati e folli, come il pestare di un martello pneumatico. Nati come quartetto nel 2004, Elisabetta lascia la band dopo le registrazioni del bellissimo full length omonimo d’esordio del 2011. A quel punto i Violentor restano in tre. Tre, il numero, l’essenza, perché per fare ciò che devono ai Violentor basta una chitarra, un basso e una batteria. Alessio Medici si prenderà la libertà di sbraitare al microfono oltre a darci dentro con la sei corde. La line up va bene così, in otto anni poi i Violentor saranno la fazione estremista del metal italiano, con “Rot” nel 2012 e “Maniacs” del 2015. “Putrid Stench” presenta solo trenta minuti per inchiodare l’ascoltatore, lasciarlo annichilito e turbato. Qualche frammento dialogico di alcuni film per introdurre dei pezzi e metal grezzo, violento, privo di compromessi per devastare ogni cosa e lasciare cenere fumante. Il riffing edulcorato dal punk resta un segno distintivo dei lucchesi, alimenta la fiamma nera del loro sound e rende il tutto ancora più selvaggio e cattivo.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10