(Architects Of Melody) Si legge nel comunicato stampa che affianca questa uscita dei Viza che <<“Amo il nuovo disco; Carnivalia è straordinario” così si è espresso Serj Tankian a proposito del nuovo lavoro dei Viza>>. La band è in tour qui in Europa con Tankian e sembra avere qualcosa dell’anima polimorfa dell’artista di origini armene. Il sound è un insieme di cose e di modi di essere anche per via del fatto che i Viza più che una band sembrano un’orchestra rock: sette musicisti, l’uso di chitarre, basso e batteria insieme ai synth, armoniche, percussioni, oud e altri strumenti folk e acustici. Sono un’orchestra anche per la concezione dei pezzi che attingono da melodie popolari europee, americane e arabe, attraverso il rock e le sue sfumature. World music, l’essenza dei popoli, il retaggio di culture, un corpus di suoni e melodie bilanciate dalla produzione di Jared Gosselin (D12, Macy Gray) all’UMRK Studio (creato da Frank Zappa che lo usò assiduamente). K’noup è la voce di questa band, il narratore di storie, un cantore dalle idee gitane, l’attitudine rock, le cadenze blues e bravo quanto Tankian stesso. Quest’ultimo, va sottolineato, è legato alla band non da questo tour visto che è stato il loro produttore esecutivo per l’album “Made In Chernobyl” e prima ancora loro ospite in una canzone. I Viza oltre all’estro sono capaci di riuscire a rendere interessanti perfino le prove meno riuscite rispetto a quelle che lo sono. In “Shall We Reign Dance” lo spettro Tankian-System Of A Down è troppo ingombrante, ma il pezzo esprime una coda finale tra rock tribale e melodie gitane (queste presenti in gran numero nei pezzi) che lo rendo appassionato, quanto lo è “Victor’s Sister” altra canzone abitata da quell’ingombrante fantasma. Esistono episodi eccentrici ed anche troppo, come “Sparring”, un mirabolante crossover di rock, metal e folk che non sembra però avere una direzione ben precisa. Ma sono sciocchezzuole queste e che non sminuiscono l’eccellente risultato ottenuto. Quando in “Poor Pete” riprendono i Madness, in versione country-gitana, ci sanno fare e ci sanno fare anche in “Everybody Wants Money”, un motivetto pio o meno alla Goran Bregović (privo di fiati però) ma totalmente ringhioso e imprevedibile, sicuramente più rock. Canzoni intriganti, insolite, come “Things Are Awkward”, su di giri, fantasiosa nelle strutture e nei generi usati e anch’essa con qualcosa dei Madness; “Tricky Tricky”, motivetto simpatico con suoni rock garage, “Meet Me at the “Troubadour” , brano per buona parte acustico e con l’indole di Tom Waits, e la già citata “Poor Pete” chiudono “Carnivalia”, in aperta opposizione stilistica in quanto più dure delle tre iniziali: la title track, “A Magic Ladder” e la già nominata “Victor’s Sister”. L’inventiva nei Viza abbonda, la fantasia (di nuovo? si, è l’aggettivo più idoneo a descriverli) e lo spingersi oltre dominano il songwriting ed è conseguentemente un tentativo l’idea di definire con precisione questo album del quale vien subito voglia di risentirlo quando termina.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10