(Third I Rex) I sostenitori della filosofia ‘Less is More’ troveranno nel duo spagnolo una degna rappresentazione di come non sempre sia necessaria un’impalcatura sonora complessa ed articolata, per trasmettere sensazioni che riescano a scuotere nel profondo l’ascoltatore. Partendo da una concezione di musica che affonda le proprie radici in quanto prodotto negli anni da Melvins e Today Is The Day, i Vor ne rielaborano il messaggio in modo funzionale al proprio obiettivo dove ad essere assoluti protagonisti dovranno essere le sole batteria, basso e voce. Grazie al sapiente utilizzo di queste tre componenti i nostri riescono a creare un suono disturbato e disturbante, come se un’entità aliena della quale non conosciamo il linguaggio, provasse a mettersi in contatto (emblematica in questo senso la copertina). L’album si apre con la title track, brano complesso e dal minutaggio elevato che mette subito le carte sul tavolo; saremo introdotti senza indugi nella filosofia professata dagli spagnoli trovandoci dapprima impreparati ed in seguito quasi smarriti e paralizzati, come se l’unica via percorribile fosse quella di proseguire nell’ascolto. La seconda traccia si presenta più veloce e diretta, forse anche più facile da digerire per l’ascoltatore, ma sempre estremamente violenta nel suo incidere. Il successivo minuto innesta sulla pazzia strumentale registrazioni di urla strazianti come a suggellare lo stato di inquietudine che pervade l’intero lavoro. Si arriva quindi al singolo apripista “Cudgel” (per il quale è stato anche rilasciato un video) dalla struttura più tradizionale, ma non per questo scontata, che conquisterà l’ascoltatore con un giro di basso ipnotizzante che sostiene l’intero brano. Con “Blood Freak Knife Sin” il ritmo torna cadenzato, una litania che accompagna la nostra marcia nella pazzia verso i due pezzi posti in chiusura. Entrambi caratterizzati da un minutaggio consistente, riescono a fondere le due anime emerse in precedenza alternando sezioni più marce e cadenzate ad altre più incalzanti e ‘in your face’. Giunta al termine la conclusiva “Dark Fraga” l’incauto ascoltatore si troverà irrimediabilmente in balia delle sue paure più recondite, quasi attonito di fronte al viaggio intrapreso. Una scommessa vinta quella del duo spagnolo che con questo “Depravador” sforna una prova convincente che lascia ben sperare anche per il futuro.

(Davide Galli) Voto: 7/10