copvyre(Supreme Chaos Records) I tedeschi Vyre con questo album annunciano immediatamente il secondo. Infatti la seconda parte di “The Initial Frontier” uscirà nei primi periodi del 2014. Questa prima metà è un black metal scorrevole, sinfonico, con lievi intarsi psichedelici o space metal. In realtà di space metal c’è qualche lieve assonanza stilistica, qualche vago sentore in giro nell’album. Si perchè i Vyre si danno un po’ questo tono “interstellare”, anche a livello di testi promozionali. In effetti la band formata da ex membri dei (G)EIS(T) ricorda per attitudine (e solo quella) i Covenant di “Nexus Polaris” e, ovviamente, gli Arcturus. Capita la stella polare del sound di questa band di Bielefeld? Black metal fatto di maglie fluenti, altamente melodiche e di taglio semi-orchestrali (le orchestrazioni e cori sono di Martin Wiese degli Enid). Diversi mid e low tempos a potenziare alcuni passaggi dell’album, voce roca, ringhiante, ma tale da permettere di comprendere il cantato. Escursioni addirittura nel rock psichedelico, con assoli della chitarra molto languidi o addirittura da jazz con il pianoforte. Il lato rock (molto piccolo, solo brevi passaggi) è espresso anche quando le distorsioni sono spesse, forti e introducono pezzi che poi sparano a mille blast beat da tempeste solari. Momenti veloci e intensi, personalmente direi anche da “già sentito”, ma l’architettura melodica è sempre notevole. Le melodie vengono espresse di continuo, mai sprecate o pronunciate con parsimonia. Incalzano strofa su strofa, riff su riff i Vyre e alla fine “The Initial Frontier pt.1”  è un racconto sonoro in piena regola. Fluente, mutevole, armonioso, ma sempre black metal. C’è sempre un radice estrema che tende a farsi sentire, nonostante le diverse melodie che hanno però un tono decisamente metal. Le evoluzioni, i particolari, le rifiniture vengono legate a cesellature delle tastiere, a qualche assolo, ad alcune trasformazioni degli scenari, ma nel complesso i Vyre sono una(symphonic) black band dai toni puliti e comunque nel loro verso fantasiosi nella costruzione dei pezzi. I brani non sono brevi. I Vyre amano le ampie partiture, le canzoni che si sviluppano e proseguono ammassando strutture e idee. L’armonia, la vastità di alcuni passaggi ben si inseriscono nel tessuto dei pezzi, ma in alcuni casi c’è quella sensazione di ‘troppo’, di ‘eccesso compositivo’. I Vyre divagano praticamente per tutto l’album. Il mio giudizio globale è un po’ incerto, ma bado alla realtà dei fatti con l’idea del viaggio. Infatti con questo album la frontiera iniziale si oltrepassa, il viaggio è lungo e il viaggiatore (in questo caso l’ascoltatore) deve tenerlo bene a mente.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10