(autoproduzione) Dopo il loro primo EP (QUI ascoltabile) i Waking The Sleeping Bear si propongono ora con un debut album che presenta una certa qualità, non da meno però pone qualche comprensibile riserva. Tuttavia è questa una band giovane e il tempo sarà il luogo per ampliare i propri margini qualitativi. Il nu metal espresso è frutto di un’interazione di stili: principalmente le basi sono quelle del nu metal che vedono il groove pompare a profusione e con tutte le conseguenze del caso, cioè l’irruzioni di breakdown, quanto le alternanze tra accelerazioni e passi cadenzati. A ciò si aggiungono interventi di elettronica, momenti di tribal music, metal-hip hop, sampler e un cantato, elemento rivelante dell’album, che nel suo stile rap continuo, fluido e variabile declama una fotografia delle città e dei suoi popoli che le vivono. Lui è Adrien Pate e canta in francese – la band è appunto di Dole, un’antica cittadina della Borgogna-Franca Contea – lanciando riflessioni corrosive, ironiche, concrete e letali istantanee del nostro mondo. Globalmente “Porno Future” è una buona ondata di cose amalgamate tra loro, questo va riconosciuto ai WTSB. Una buona gamma di stili e direzioni che diventano omogenee, prive di increspature stridenti, nonché una qualità del messaggio testuale – che possa essere condivisibile o meno nella sua totalità resta a giudizio di chi ascolterà la loro musica – e dunque della sua cornice musicale a sostegno. Esistono tuttavia aspetti sui quali la band si spera lavorerà in futuro. L’album è estremamente prolisso, quattordici pezzi in quasi un’ora e pur tuttavia non si può non considerare che i testi hanno ricevuto un ampio sviluppo e per conseguenza la musica ha allungato la durata di vita del tutto. Un’ovvia conseguenza, eppure qualcosa si potrebbe accorciare magari rendendo i pezzi o una buona parte di essi più musicali, più fruibili. Circa un’ora di groove/nu metal, pur con tutte le sue sfumature, ha bisogno di più ascolti per entrare nello spirito dell’ascoltatore. Insomma “Porno Future” è tanto ‘abbagliante’ nel suo brillare per acume e aspettative che al contempo manca forse di immediatezza. Un giorno l’orso si sveglierà! Tra le buone scelte dei WTSB c’è anche quella di un booklet interno ben redatto. Finalmente una band – quanto chi ha curato l’aspetto grafico – che pensa che qualcuno avrà voglia o necessità di leggere i testi o quanto c’è scritto e stampato nel libretto. L’uso di caratteri dalle dimensioni e colori ben definiti e su uno sfondo che permette la lettura ha un suo valore. Simon Bellot al basso fa un lavoro immenso e ponendosi bene tra le schitarrate dell’impavido Edwin Blanc, anche cori, e il motore diesel di Arthur Galtier alla batteria. Dunque, nerlla sostanza buona la prima prova e quando sarà il momento della seconda, una buona sforbiciata alle proprie intenzioni consegnerà qualcosa di cui tenere in grande considerazione.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10