copwarrant(Pure Steel) I tedeschi Warrant diedero alle stampe, nel lontanissimo 1985, “The Enforcer”, un album che ebbe un buon successo ma non permise alla band di raggiungere la ‘vera’ notorietà. Dopo lunghi periodi di sostanziale inattività, ma diversi segnali di vita negli ultimi anni, comprese esibizioni al Keep it True e perfino al Wacken, i nostri tornano finalmente al full-length con una formazione totalmente rinnovata: a difendere lo spirito degli eighties resta infatti il solo frontman Jörg Juraschek. Il disco si apre su una “Asylum” dai suoni molto secchi e sparata in velocità: magari c’è qualche somiglianza con gli ultimi Helstar o con i Savage Grace, ma più in generale è evidente che siamo di fronte a un us power/heavy ruvido, tirato e soprattutto abbastanza moderno, in barba alla (necessaria?) fedeltà al sound old school. Il songwriting si sporca di thrash con “You keep me in Hell”, e anche le linee vocali si fanno più aggressive e sornione; accattivante il refrain di “Blood in the Sky”, che è però superato da quello di “Face the Death” (che dice testualmente ‘Face the Day, Face the Death/The Enforcer comes around’). Un minimo di rallentamento con la sicura “All the Kings Horses”, che ha qualche somiglianza con i Primal Fear di alcuni anni fa; “Helium Head” è martellante come non mai, ma poi al disco succede qualcosa. I brani sono troppi (finiranno per essere ben 15!) e troppo simili fra di loro, tutti up-tempo dall’incedere terremotante… e l’attenzione inevitabilmente cala. In fondo alla scaletta, due ri-registrazioni con la nuova line-up (naturalmente “The Enforcer”, quindi “Ordeal of Death”) e un convincente strumentale (“Labyrinth of the Lost”). Se fosse durato anche solo dieci minuti di meno, “Metal Bridge” avrebbe convinto di più; ma il risultato finale resta comunque decisamente apprezabile.

(René Urkus) Voto: 7/10