(Listenable/Audioglobe) “Kindred Spirits” è sicuramente un buon lavoro, ma devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di più dai Waylander, soprattutto dopo ben quattro anni di attesa. Ho invece l’impressione che i nordirlandesi, forse presi da una intensa attività live, si siano limitati a ripercorrere le proprie orme senza particolare inventiva. Il risultato è che il nuovo album non regge il paragone con “Honour amongst Chaos” – ma sia chiaro, si fa comunque ascoltare con piacere. “Echoes of the Sidhe” parte di gran carriera con suoni celtici che si mischiano a un pagan che tende volentieri al black senza mai raggiungerlo – almeno in questa prima composizione. “Twin Fires of Beltine” ha invece un approccio più epicheggiante, dove gli strumenti tradizionali hanno quel tocco fiero e distante proprio della musica tradizionale centroeuropea. Inclinata verso un black violento (e non potrebbe essere altrimenti dato il titolo) “Of Fear and Fury”; e anche i brani successivi aumentano cattiveria e velocità (si ascolti ad esempio la martellante “Quest for Immortality”). Giungiamo così alla conclusiva titletrack, che – soprattutto nel finale – recupera la più genuina anima folk del sound. Alla fine dell’ascolto non resta nessun hit single nella mente, ma l’insieme è solido e convincente.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10