BETZEFER – “The Devil Went Down to the Holy Land”
(Steamhammer / SPV) Gli israeliani Betzefer tengono fiducia al proprio sound, strutturato su alcuni punti fondamentali e imprescindibili: groove metal e hard ‘n roll, oltre a linee vocali un pochino alla Phil Anselmo che imita Chuck Billy! Immaginate un po’ cosa possa essere. Semplice, Avital Tamir, appunto il singer della band. Tutto ciò si traduce in pezzi dall’alta densità melodica, (altro…)
(Eleven Seven Music) A metà novembre i Buckcherry sono stati in Italia per qualche data e poco prima è stato pubblicato appunto questo “The Best of”, raccolta celebrativa per l’esplosiva band hard/street rock americana, attiva da almeno quindici anni. I Buckcherry figurano stabilmente nelle zone alte delle classifiche di Billboard ogni volta che si presentano con una release, album
(Autoproduzione) Fumo. Tanto, tantissimo fumo. Gli occhi lacrimano, le narici sono dilatate, la mente divaga, viaggia, si allontana, vola, decolla, esplode. Queste sono le sensazioni che emergono ascoltando l’EP degli italiani Blood Red Water. Doom e sludge spinti a livelli di instabilità mentale, un virus sonoro che coinvolge e cattura la mente, mentre le vibrazioni generate sono in grado
(The Perfect Hoax) Questo split è dell’aprile scorso. I Barren Womb sono una formazione norvegese e partecipano allo split con due pezzi. La band suona un noise-hardcore e si mette ben in mostra con la semplice, diretta e densa, anche per via di un basso pronunciato, “Visual AIDS”. Molto più complessa schizofrenica e quasi noise/mathcore “Deal or no Krokodil”.
(AFM/Audioglobe) Ho recensito “The final Journey” (
(Underground Symphony/Audioglobe) Che Maurizio Chiariello e la sua Underground Symphony non sbaglino un colpo è una cosa che ho imparato da tempo. E ho anche imparato, sempre anni fa, che non si giudica il libro (o il disco) dalla copertina. Quella del debut dei Black Inside, piuttosto fumettistica, poteva infatti rivelare un album di symphonic power; ma i napoletani offrono invece un sound
(Listenable Records) Ecco a voi da Sheffield una nuova ventata di metal ‘n roll. I Black Spiders suonano in modo assordante infilando il rock ‘n roll nei loro pezzi dall’attitudine tra hard rock, stoner e punk-rock. Sound esplosivo, energetico, allegro e spensierato. Approcci mordenti e ricchi di adrenalina, con tanti riff infuocati che scorrono. I pezzi sono micidiali, pungenti.
(More Hate Productions) I russi Bog-Morok sono una consolidata realtà dell’Est Europa. All’attivo hanno diverse pubblicazioni e questa nuova lascia da subito capire a chi non li conosce di cosa si occupino. Industrial molto fruibile, personalmente lo definirei anche un pochino commerciale (in alcuni momenti), pur non volendo intendere questo termine in modo discriminatorio o comunque sminuire
(Autoproduzione) Sarà un caso, ma di recente tutte le formazioni a tre si stanno rivelando sempre ottime realtà. Del resto i trio nel rock e nel metal hanno spesso piazzato ottimi illustri (Motörhead, Cream, Jimi Hendrix Experience, Venom e via dicendo). I Buioingola sono chitarra e voce, basso, batteria e samples, provenienti da città come Lucca, Pisa e La Spezia. Il sound è un impasto
(Soulseller Records) La mia mente si è letteralmente abbandonata all’ascolto di questo album. Un album che cattura, rapisce, possiede. Un rock magnificamente occulto. Un metal che sfiora diversi territori, partendo da ottime basi doom in stile Hour Of 13. Ma queste sono forse descrizioni da cartella stampa, create tanto per piazzare il CD in un determinato reparto del negozio; la realtà
(Pure Underground) Devo certamente lodare la Pure Underground Records, sub-label della gloriosa Pure Steel: nel suo rooster entrano ovviamente band di classico heavy metal, che non si propongono certo di cambiare il mercato, ma ciascuna di esse ha qualcosina di ‘speciale’, per cui non ci viene mai presentata la solita solfa! Così, dopo act come i Javelin o i Wolfs Moon, arrivano oggi
(The Oath) Pioggia e tuoni. Elementi poderosi della natura che aprono e chiudono questo debutto dei norvegesi Blodsgard. Pioggia intensa che bagna un monumento, quel monumento fatto di inutili corpi umani (senza vita?) che si ammassano nel disperato, quanto insensato, tentativo di raggiungere un inesistente paradiso, una luce ingannevole, elevandosi da una terra fredda, ostile,
(High Roller Records) I Borrowed Time, di Detroit, che sfoggiano con orgoglio questo monicker kingdiamondiano, si sono già fatti notare dal pubblico dei defenders per qualche pubblicazione ‘minore’ e soprattutto per la loro partecipazione al Keep it True. E devo dire che fra le nuove leve di questo revival classico ormai gigantesco, sono fra i più interessanti e capaci. Il loro debut giunge
(Eastworld) Il sound meno auspicabile per delle pagine elettroniche marchiate come Metalhead! Gli statunitensi Blood On The Dance Floor, che da questo momento li indicherò come B., ne sfornano un altro, di album, che può accrescere la loro fama di musicisti prettamente di elettronica. Anche se a dire il vero la fama dei B. è piena di ombre, cioè di critiche. Per me i B. sono un ensemble dub,
(Autoproduzione) Sono soltanto in due dietro questo nome, Brain Stomper, e tra l’altro non si sono mai incontrati di persona. Si, “Concrete” è un EP web based, cioè fatto tramite internet, a distanza, con due soli musicisti (minorenni). La rete e il PC oggi offrono molte opportunità. Sono in tanti oggi a lavorare così, a distanza. Lo fanno anche i Depeche Mode, per citare un nome di rilievo.
(Cyclone Empire) Torna la devastante death metal band olandese e lo fa con il secondo album che prosegue l’osceno discorso iniziato un anno fa con il precedente “Malevolence”. Ancora una volta il loro death è diretto, schietto, atmosferico, potente e brutale. Ma ogni singolo riff, ogni singolo suono è sempre molto ben concepito dalla mente perversa di questi quattro infernali
(Daniel Engen Productions) Evoluzione. E’ questa la caratteristica essenziale di questo stupendo EP. Evoluzione musicale, evoluzione delle scelte, evoluzione della stessa line up. Esattamente un anno fa recensii “Liberation”, il loro album di debutto, il quale mi impressionò in maniera esagerata. Ed ora un EP che simbolicamente celebra alcune novità come il cambio di
(Southern Lord) Mike Neider è uno dei membri originari dei Bl’ast!, una band hardcore punk della California (riunitasi per dei concerti nel 2001), la quale pure avendo inciso pochi album è stata una delle migliori realtà di quella scena alla fine anni degli ’80. Certo, ben dopo Adolescents, D.R.I., Black Flag e altri, ma i Bl’ast! hanno detto la propria. Ebbene, Mike nel 2013 chiama la
(Artificial God Productions) I Bukowski Family sono ungheresi ed io non li ho mai sentiti nominare. Il loro nome utilizza un cognome molto celebre, quello dello scrittore Charles Bukowski, ma le tematiche testuali e l’immagine che promuovono di se stessi è qualcosa di atroce e perverso, qualcosa di degenerato e orribile. “Unpleasantries Abundant” è il quarto EP pubblicato dalla band in pochi anni per comunicare al mondo il proprio death metal marcio e molto ombroso, tetro, ottima e allucinante colonna
(Karthago Records) Non siete ancora stanchi del revival di classic metal anni ’80? Per voi la Karthago Records ha appena avviato una nuova collana di ristampe extralusso, che pescheranno in quel sottobosco ancora vastissimo di meteore dell’heavy metal apparse e poi eclissate durante l’epoca d’oro degli eighties. La prima uscita è dedicata ai Bloody Climax, formazione tedesca autrice soltanto di un album e di uno split fra ’85 e ’87; questa compilation raccoglie non solo l’unico lp (dal titolo appunto di “Back to the Wall”)
(Blood Harvest) L’etichetta Blood Harvest, svedese, di Malmö, non paga della riedizione del 7” “Carnivores”, ripubblica il secondo album dei Bombs Of Hades “The Serpent’s Redemption”, uscito lo scorso anno (recensito
(Blood Harvest) Penso che i Bombs Of hades siano tra le migliori band svedesi del filone Entombed. Senza voler badare troppo alle forme posso dire che il loro sound old style rimarca a tratti quello dei loro illustri connazionali, anche per via di qualche lieve inserimento crust. La band nasce con elementi fuoriusciti da God Macabre, Abhoth e Utumno e realizza un demo iniziale, poi la Blood Harvest nel 2008 pubblica appunto “Carnivores”
(The Church Within Records) E’ sempre piacevole scovare un lavoro di qualità dietro un nome poco conosciuto o nuovo. Beelzefuzz è quel genere di nome che da subito lascia intuire una direzione doom, magari si penserebbe anche allo stoner e all’hard rock anni ’70 ed effettivamente il power trio americano in attività da pochissimi anni è votato proprio ad un doom molto dinamico e infarcito di quelle sonorità hard rock di un tempo,
(HMMR Records / Cargo Records) Sarà l’età, sarà perché in fondo sono un romantico, ma l’AOR mi sta sempre più a cuore e dunque ascoltare un lavoro così raffinato e tradizionalmente tale è davvero piacevole. Robin Beck, fantastica cinquantanovenne americana, voce semplicemente grandiosa, cantautrice, ha addirittura duettato con Pupo (ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio) e negli anni ’80 una sua canzone venne scelta
(Svart Records) Doom e mellotron. Sonorità vintage e heavy metal graffiante. Sublime mix di fattori esplosivi che convergono in questo EP il quale ingloba i Cathedral che vengono deviati verso uno stile compatibile con i Candlemass tendendo tuttavia verso un folk/hard/psycho britannico. Serve fantasia e creatività per sfornare un simile mix, e serve attenzione per poter assorbire completamente tutti gli aspetti
(Fog Foundation) Mi trovo proprio a Matera, patria del polistrumentista Drakhen, mentre rifinisco la mia recensione di “The Battle will never end”, il secondo disco della one-man-band Bloodshed Walhalla. Una formazione che mi sta simpatica per tanti motivi: perché suona puro viking metal in Italia, e anzi in Sud Italia
(Vertigo) Arriviamo tardi. Tardissimo. Un po’ perché sono state scritte e dette fin troppe parole. E noi le abbiamo lasciate correre. Un po’ perché si parla di una band essenziale, reunion o meno che sia, e noi di Metalhead ci siamo presi il nostro tempo. Crediamo non abbia più alcun senso discutere sul senso o meno di
(Autoproduzione) Come d’abitudine mi accingo ad ascoltare un album senza guardare nulla. A volte leggo solo il nome di chi suona, band o musicista che sia, e senza neppure leggere il titolo. Paolo Ballardini emana note cristalline e, soprattutto, pezzi strumentali di una fresca e graziosa musicalità. Chi è Paolo Ballardini?
(Unspeakable Axe) In giro da circa dieci anni, ma con un solo demo e questo album del 2010 che oggi viene ristampato da Unspeakable Axe Records, i canadesi Besieged tentano di rimettersi in mostra, tra l’altro vivendo un’omonima con altre vicine band statunitensi. Il sound dei tre musicisti è un assalto
(Autoproduzione) Cosa possono combinare insieme un basso e una batteria? Non lo immaginereste, ma i Black Faida possono istruirvi in tal senso. Suonano in due e creano pezzi totalmente strumentali che sembrano qualcosa a metà tra il metal e il rock, ma affrontandoli con il piglio del jazz. Il basso che si arrampica su melodie
(Punishment 18 Records) Thrash diretto, schietto, spietato. Tuonano dal Giappone, sono in quattro, e hanno alle spalle una longeva carriera che li vede sulla scena dal 1988. Dopo una pausa di un paio d’anni tornano con questo nuovo album, che comprende undici tracce di metallo veloce, grintoso, ispirato alla tradizione del thrash
(My Graveyard/Masterpiece) Secondo disco per i varesini Balrog, che – sempre accasati presso la My Graveyard Productions – pubblicano il seguito del loro debut “A dark Passage”. Devo ammettere che il primo album non mi aveva colpito in modo particolare, ma questo “Miserable Frame” è una mazzata coi controfiocchi, una scarica
(Svart Records) Un salto nel passato. Questo album è una macchina del tempo programmata per gli anni ’70. Il loro look, la loro musica, il loro modo di registrare la musica stessa: tutto così vintage, tutto così meravigliosamente seventhies. Niente elettronica. Niente ProTools. Solo hard rock antico, registrato come in
(Mordgrimm) Un EP di puro, purissimo doom, pieno di marciume, di decadenza, di lentezza ossessiva. Il debutto degli Americani Balam non lascia spazio a dubbi: pesantezza ai limiti della fisica, suoni putrefatti, riff ossessivi, ed un cantante estremamente valido, con una voce pulita molto bella, e decisamente performante. Il CD contiene solo tre pezzi, i quali riescono comunque a coprire mezz’ora di mortale ambientazione sonora. “The Followed” che per oltre metà dei suoi otto minuti è una marcia funebre lenta fino ai limiti della morte, si scatena con un’energia spiazzante, deviando su improvvisi
(My Graveyard Productions) Gli oscuri Blood of Kings, di Seattle, pubblicano il loro debut con l’italiana My Graveyard Productions: ci godiamo ancora una volta un prodotto di nicchia, per die hard defenders legati a una dimensione dell’heavy metal che, per qualche anno completamente scomparsa,