BATTLE RAM – “Long Live the Ram”
(My Graveyard/Masterpiece) Qual è l’album dall’uscita più posticipata della storia del metal e dell’hard rock? “Chinese Democracy” dei Guns’n’Roses? Sbagliato! Si tratta del debut dei marchigiani Battle Ram, attivi fin dal 2001, ma che solo in questo 2013 danno alle stampe il loro debut, che era stato annunciato (altro…)
(MyGraveyard Production) Un primo passo di una certa qualità questo EP dei Blindeath, band thrash metal lombarda composta da elementi molto giovani ma già con un bagaglio tecnico di una certa rilevanza. La copertina farebbe pensare a qualcosa di underground e dozzinale e invece i Blindeath anche nelle
(Dust On The Tracks) Un debutto elegante, piacevole, accattivante nel suo naturale e semplice classic/hard rock. La manifattura di questa musica è tedesca, ma i Bodyguerra hanno un tocco internazionale, completamente pervaso dall’essenza classic rock contaminata però da riff hard o AOR;
(Dust On The Tracks) La neue deutsche in fin dei conti è un modo per identificare la provenienza geografica di certa musica, cioè la Germania. La neue propone un industrial-goth-metal che è appunto una fusione a più livelli di elettronica e metal, con tutte le sfumature possibili e, il più delle volte, con
(Logic(il)logic Records / Andromeda Dischi) L’apoteosi della purezza. La definizione dell’essenza, del nucleo, del centro di tutto. “It’s Not The End” è un album privo di qualsiasi deviazione, privo di qualsiasi influenza, distrazione, confusione, infezione. Una verginità musicale deflorata da puri istinti animaleschi,
(Revalve Records) Sono una band romana i Black Motel Six, la quale ha la caratteristica di suonare con chitarre dalle corde in granito, amplificatori alimentati a 380V e la batteria rivestita di cristalli di polvere da sparo. Al microfono lasciano esprimersi un leone che modula con estro il proprio ruggito.
(Byelobog Productions) Quando ho letto che Varg Vikernes aveva registrato un album all’insaputa di tutti, ho subito pensato che ci era ricascato. Un’altra volta elettro-ambient, di nuovo strumentali realizzate con i synth e con melodie che abbracciano arcaiche tradizioni nordiche, scaldiche.
(Nuclear Blast Records/Audioglobe) I Battle Beast hanno tutte le carte in regola… per far arrabbiare a morte un vecchio defender come me! Mi sono già scontrato con i finlandesi in occasione del loro debut album (
(Sevared Records) Non è che io riesca ad ascoltare tutti gli album che escono nella scena metal ogni mese, ma il nuovo e omonimo album dei deather norvegesi Blood Red Throne è sicuramente tra le cose migliori con le quali mi sono confrontato da gennaio 2013. La band di Død presenta dei riff spaventosi
(I Hate) Doom italiano. Sepolcro italico, il secondo, dopo “The Third Aeon”. La più nera atmosfera intossicata dalla morte, ma con una radicata melodia che si plasma nota dopo nota e in ogni singola canzone di questo album. Canzoni dalla durata quasi sempre considerevole, ma che riescono a scorrere
(Galy Records) Sarà una delle tante band che arrivano dal Nord America, ma i canadesi Blinded By Faith sono in attività da una dozzina di anni e questo “Chernobyl Survivor” è il terzo lavoro in studio, ma anche l’ennesima release. Inoltre i Blindeds si sono esibiti dal vivo di continuo ed anche su palchi calcati
(Schwarze Tod) I russi Bastion, provenienti da una città dal nome abbastanza impronunciabile (Krasnoznamensk, a poca distanza da Mosca), stanno per dare alle stampe il proprio secondo cd; ed entrati in contatto con MetalHead, hanno ben pensato di girarci il debut (uscito nel 2011) per una esclusiva
(Sliptrick Records) Quell’alone di ostilità e subdola cattiveria che la copertina comunica, la si avverte dopo i primi due brani di “The Apokalypse”. I Bulletsize sono un assalto furioso, l’avvento dell’apocalisse, la bestia prospettata dalle Sacre Scritture. Dei mestieranti dell’annichilimento.
(Unspeakable Axe Records) Niente di più che una sana valanga di crossover votato all’hardcore e thrash metal, quellod ei Birth AD, trio di Austin, Texas. “I Blame You” è un esordio puntellato da 18 mazzate alla S.O.D., D.R.I., gli Exploited post “Punks not Dead” e qualche altra soluzione in linea con il sound di cui si è scritto.
(Autoproduzione) Non sono molti i gruppi tedeschi a suonare progressive, ma ora alla lista potete sicuramente aggiungere i Blacklands: band attiva dal 2006, ma che solo oggi, con la sponsorizzazione della Pure Steel, si produce da sola il proprio debut. “Cold Embrace” ci mostra tre cose: che il disco suona prog rock
(Wasted State Records) Suoni corrotti, marci e sporchi. Questa band scozzese prende il suono e lo stringe in un pugno di ferro, lo frantuma, lo distrugge, lo scaraventa al suolo, lo calpesta, ci sputa sopra. Suonano così vintage, così volgari… così devastati. Il loro genere è assolutamente stoner, uno stoner strafatto, demolito,
(FDA Rekotz/Soulfood Music) I Bovine si presentano al mondo con una citazione storica stampata sul debut album, il quale contiene musica non facilmente definibile. Il quartetto di Birmingham esibisce un sound fatto di hardcore, stoner, rock, metal, grunge. A dire il vero l’etichetta discografica parla di altro,
(Revave Records) In un momento in cui l’ondata melodic death metal sembra (e sottolineo “sembra”) essersi ridotta, arriva una release di marca italiana che ripropone il genere, ma attraverso una chiave personale e comunque elaborata con attenzione. I romani Black Therapy sono al debut album,
(Autoproduzione) Ecco qui una cosa che non avevo ancora visto: un trio heavy metal formato da due ex-wrestler! I losangelini Brute Forcz hanno autoprodotto il loro debut già l’anno passato, ma solo oggi la Pure Steel Records decide di promuoverlo (non ri-pubblicarlo, soltanto promuoverlo) sul mercato europeo.
(Spinefarm Records/Universal) Terzo lavoro per questa band norvegese, ma è il primo ascoltato dal sottoscritto. Solitamente il terzo album è il momento cruciale per una band, o almeno così recita la vulgata del recensore. Da subito si nota che Ilkka Volume è al centro
(Heart Of Steel Records) Grezzi e brutali. Dannatamente heavy, palesemente old school. Sembrano usciti da un’altra epoca, altri tempi, altri gusti. Eppure il loro sound è piacevole, potente, coinvolgente. Suonano un heavy metal tradizionale, sulla scia di bands storiche
(The Spew Records) Cattiveria, velocità oltre i limiti umani, tecnica sopraffina ed ancora cattiveria; questi sono gli ingredienti principali del sound dei Bastard Saint. “The Shape of My Will” è un album di puro e schietto brutal death metal, di cui confesso non sono un amante
(Demon Doll Records) Dio del rock prendi la mia anima impura e bruciala nelle fiamme dell’inferno. Però, cazzo, mentre lo fai spara dell’hard rock a volume apocalittico, un volume che svegli morti, uccida i vivi e faccia tremare l’oltretomba, il paradiso, il valhalla, l’olimpo ed ogni singolo night club
(This Is Core) Dai perugini For The End nasce una nuova formazione hardcore, i Brave. Dopo aver registrato all’Hell Smell Studio di Roma (luogo frequentato da diverse formazioni hardcore) esce questo EP di cinque canzoni, i quali mostrano l’indole hardcore della band, la quale però
(Discouraged Records) Credo che questo mese di marzo mi porterà a dovermi confrontare con qualche band su di giri e folle, gente quanto meno estrosa e con modalità fuori dagli schemi. Inaspettatamente sono i Bong 64 il primo esempio. Loro provengono da Luleå, in Svezia, e presentano un sound
(Southworld) Qualcuno le ha definite la miglior band rock femminile di sempre, affermazione esemplare su come si stia spingendo il più possibile questa rock band finlandese. Le cinque femme fatale di Helsinki hanno aperto per New York Dolls e WASP nel loro paese
(Indie Recordings) Punk sociale norvegese. Bollerei semplicemente così questo album dei Blodig Alvor, in quanto norvegesi di Aalesund i Blodig Alvor e che si esprimono nella loro lingua. Pare che cantino di frustrazione sociale o comunque delle frustrazioni che la società procura
(Coroner Records) Sono di Maiorca gli spagnoli Bleed The Man, autori di un modern metal proposto in questo secondo album, il quale segue “Behind the Walls of Reality” del 2010 e licenziato da un’etichetta austriaca, la Noisehead. La composizione di questo “Ashes from the Past”
(Eleven Seven Music/EMI) Shhh, zitti! Non dite nulla, ma questa recensione non avrei dovuto farla io. Non competeva a me, ma ad un collega che si occupa di questo genere, ma io sono sempre stato leale in redazione e come tutti i bravi ragazzi ogni tanto un peccatuccio dovrò pur commetterlo.
(Stallion Rex/Funeral Industries/Voice of Azram) Marciume tradotto in musica pesante, dannatamente lenta, ossessiva, oscura. Malsana. Doom nella sua forma più letale, con componenti che spiazzano, deviano. Suoni elettronici. Strumenti inconsueti. Stranezze melodiche.
(Go Down Records) Immaginate degli occhi che sanguinano. Dovrebbe essere una scena forte, roba da film horror. Gli accordi iniziali di “Arrotino” potrebbero essere una perfetta colonna sonora per il genere, ma la voce di Alberto che declama cose tipo “Donne è arrivato l’arrotino, ricchi premi…”
(Shadow Kingdom Records) Nel 1967 nasce in Florida, a Fort Lauderdale, una delle tante garage band dell’epoca. Sotto la spinta della Sumemr of Love e attraverso lo stravolgimento della pop music, con l’avvento del rock e di tutto ciò che lo stava creando, allevando e istruendo, in Florida
(Sun & Moon Records) Terzo lavoro per Peter e il suo progetto Blaze Of Sorrow. “Echi” conferma la volontà del musicista di esprimersi con testi rigorosamente in italiano e che ben si sposano con questo sound fatto di black metal, folk, scenari ambient, situazioni di carattere progressive. Le chitarre sono continuamente protese a sviluppare delle trame melodiche,
(Kornalcielo Records) Un’esplosione di rock’n’roll. Ricca di calore, di forza. Triestini, sono un trio, numero perfetto, chitarra, basso e batteria. Tutti strumenti ben suonati, ben registrati, chiari e completi, per soffiare sulle braci di un sound travolgente, divertente, di quelli che fanno muovere, sudare, bere, esagerare. Musica piantata su solide basi ritmiche dove il basso e la batteria giocano, si inseguono, improvvisano, dando a chitarra e voce lo spazio per fare la differenza, fare il suono, creare il fattore che coinvolge.
(BloodRock Records/Black Widow Records) Si narra che Paolo VI fosse un lussurioso e che tra i suoi piaceri vi fosse il “ballo delle castagne”, ovvero donne nude che a lume di candela ballavano e raccoglievano con la bocca castagne dal pavimento. Beh, forse questo genere di happening non è qualcosa confinato alla sola Italia dei potenti del 4-500. “Surpassing All Other Kings” è il nuovo album che chiude la trilogia del Ballo delle Castagne, iniziata con il 10″ “108” e il secondo album “Kalachakra”.