Nel 1970 una band di Birmingham chiamata Black Sabbath pubblica il suo primo album omonimo, nello stesso anno i Led Zeppelin sono al terzo album e in fase d’accelerazione verso la cresta dell’onda. I Deep Purple nel 1970 pubblicano “Deep Purple in Rock”, il loro quarto album. Tre nomi e tre album e sappiamo bene quanto al di là di quei tre full length queste band a loro modo abbiano dato o forse ‘causato’ nella storia del rock. Spesso ci si sofferma su queste tre nelle disamine sul rock in libri, articoli di riviste, giornali, zine, webzine o anche semplicemente nelle conversazioni tra appassionati sulla portata di questi nomi, del loro valore, del loro peso. Eppure, in tutte queste possibili disamine autorevoli quanto amatoriali o in totale libertà tra amici, sono pochi, molto pochi quelli che tirano fuori un quarto nome in maniera obbligata come del resto si deve a Black Sabbath, Led Zeppelin e Deep Purple, ovvero quello degli Uriah Heep. Nel 1970 pubblicarono il primo album che si intitolava “…Very ‘Eavy Very ‘Umble…”.

Come giustamente scrive nelle note di stampa la BMG «Uriah Heep sono una delle “big four” rock band, insieme ai Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath, e certamente una delle band più intriganti sia musicalmente che liricamente mai emerse dal panorama rock. Con oltre 40 milioni di copie vendute nel corso degli anni gli Uriah Heep hanno influenzato numerosissime band metal di tutto il mondo, tra tutti Ronnie James Dio. Gruppi come A-ha, King Diamond, Krokus, Demons & Wizards, Fifth Angel e Axel Rudi Pell hanno tutti citato Uriah Heep come una band di primaria influenza mentre W.A.S.P, Tesla e Blackmore’s Night hanno tutti eseguito cover della band inglese». La BMG presenta ora la ristampa in vinile picture di “…Very “Eavy, Very ‘Umble…” e di “Salisbury”, il primo e secondo album della band inglese (QUI e QUI disponibili). La compagnia è tuttavia dal 2016 che opera su una considerevole opera di ristampa in formato CD e vinile dei primi lavori della band originaria di Londra. Il mastodontico boxset “Every Day Rocks” è il pezzo più pregiato, QUI i dettagli.


“…Very ‘Eavy Very ‘Umble…”

Una band hard rock che si lancia in rivisitazioni del genere blues, dell’acid rock di metà e fine anni ’60 che conseguentemente vorrà toccare anche il progressive e in una forma mai del tutto definitiva, rimanendo consapevolmente su toni sia leggeri, melodici, a tratti pop nella sostanza ma di fatto hard rock. Se Mick Box alla chitarra, Paul Newton al basso e Nigel Olsson serrano sempre bene le composizioni, fornendo impatto quanto fluidità e ritagliandosi a turno degli spazi, l’organo di Ken Hensley è un pilastro della creatività di questo sound che risulterà poi essere una anticipazione dell’heavy metal. Sua maestà David Byron ha stoffa, ha voce, sa osare è consapevole di sé stesso. Purtroppo non lo sarà per tutta la vita e si consumerà in solitudine e all’età di 38 anni a causa di una salute trascurata e messa alla prova dall’alcol. È famosa una recensione di Melissa Mills che sulla rivista Rolling Stone scrisse ad un certo punto che «se questo gruppo ce la farà io dovrò suicidarmi». Ecco, gli Uriah Heep non ce l’hanno fatta come i Led Zeppelin, ma ce l’hanno fatta Melissa ma non crucciartene. “…Very ‘Eavy, Very ‘Umble…” segna un esordio multiforme con le sue canzoni rock, rivoluzionarie come ne giravnoa all’epoca, a tratti indebitate con il blues quanto con modelli pop. Quest’ultimo stile sarà un elemento che rientrerà continuamente negli album della band. Ha un impatto semplice il parco canzoni di “…Very ‘Eavy, Very ‘Umble,,,” e quasi non ce lo si aspetta con quella copertina orrida – quel volto ricoperto di ragnatele è di David Byron – invece all’interno ci sono colori diversi, toni accesi, pur presentando un sound che di base è imponente. Forse non come quello dei Deep Purple che impiegarono comunque il loro tempo per trovarlo, ma a suo modo ugualmente ben definito e con punte di creatività inattese, assorbendo da quel ribollire di musica che maturava anno dopo anno, spingendo sulla scena mondiale sempre nuove e interessanti, anzi rivoluzionarie realtà. Come gli Uriah Heep!

“Salisbury”

Nel 1971 entra in formazione Keith Baker, un fenomeno che ricoprirà questo ruolo in maniera divina. Agli inizi della band proprio questo ruolo sarà instabile visti i cambi nei primissimi anni alle pelli. L’album prende il titolo dall’omonima suite di 16′ minuti, un qualcosa che mischia rock, prog e orchestrazione – un’orchestra di 24 elementi ha affiancato la band in studio – fatta così, al primo colpo e solo al secondo album, tale da mangiarsi certi esperimenti allora molto in voga tra rock e classica, verso la fine del 1969 e il 1971. L’album “Salisbury” resta però l’opera massima della band e non solo per la sua epocale suite. Il classico “Lady in Black”, una ballad acustica molto struggente – ripresa addirittura da Caterina Caselli nel 1972 – è un pezzo ancora oggi molto amato e richiesto dai fan ai concerti della band. L’invernale e sognante “The Park” è un manifesto di pop e progressione rock che solo dagli Uriah Heep ci si può aspettare. Andrebbe fatto un track by track perché di fatto non ne sbagliano una sola di canzone delle sei gli inglesi. Il sublime amalgama tra l’infaticabile chitarra di Mick Box con quel suo wah-wah che lievita nel tempo, l’organo avvolgente padroneggiato in maniera versatile quanto autorevole e creativa da Ken Hensley e poi Byron con la sua voce che svetta tra toni androgini e potenza, creano un’evoluzione del rock alimentandolo con più stili resi fruibili ma imponenti. Canzoni dalla solidità strutturale, cesellate da un’esecuzione imponente, padrona, sicura e fluida. La copertina vuole richiamare il titolo che a sua volta cita il Salisbury Plain, una zona dell’Inghilterra dove c’è una base per l’addestramento militare.

“…Very ‘Eavy …Very ‘Umble”

A-Side:  
1. Gypsy 
2. Walking In Your Shadow 
3. Come Away Melinda 
4. Lucy Blues 

B-Side:  
1. Dreammare 
2. Real Turned On 
3. I’ll Keep On Trying 
4. Wake Up (Set Your Sights) 

 

“Salisbury”

A-Side:  
1. Bird of Prey 
2. The Park 
3. Time to Live 
4. Lady in Black 

B-Side:  
1. High Priestess 
2. Salisbury