MAINLINE – “Azalea”

(Autoproduzione) I piemontesi Mainline si erano eclissati da qualche anno, il ritorno con l’album “Azalea” è davvero un qualcosa di piacevole. Ancorata alla banchina del metalcore e crossover, la band fa capire immediatamente, dall’iniziale “Head Down”, che qualcosa di proprio in questi anni è maturata dentro di se. “Azalea” non è la classica release da calderone, in quanto la voglia di mettere melodie e strutture, elaborate e non (altro…)

Di |2012-01-18T09:55:49+01:0018 Gennaio 2012|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MANIGANCE – “Récidive”

(XIII Bis Records) Se sopportate il cantato in francese, e amate il power metal di metà anni ’90, allora i transalpini Manigance possono decisamente fare al caso vostro! La band è attiva da oltre quindici anni ma questo è il primo full-“length” – il quarto della loro discografia, che comprende anche un ep e un live – che conosce una vasta distribuzione europea. L’opener “Larme de l’Univers” ci offre un (altro…)

Di |2012-01-17T10:46:11+01:0017 Gennaio 2012|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MAJESTIC DOWNFALL – “The Blood Dance”

(Chaos Records) Majestic Downfall è il nome dietro il quale si cela Jacobo Còrdova, ovvero un musicista e polistrumentista messicano, il quale ha già realizzato un album nel 2009. “The Blood Dance” è un lavoro doom metal, dinamico, con atmosfere comunque frizzanti e non eccessivamente depressive. Tuttavia è un album che permette a Còrdova di fare bella figura come musicista e cantante (altro…)

Di |2012-01-14T00:58:50+01:0014 Gennaio 2012|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MARTIRIA – “On the Way Back”

(My Graveyard/Masterpiece) Non credo serva ancora ribadire che i Martiria sono una delle formazioni più originali e dotate dell’intero panorama metallico italiano: lo hanno dimostrato a sufficienza i tre album apparsi nello scorso decennio, il debut “Eternal Soul”, il meraviglioso “The Age of the Return” e il più recente “Time of Truth”. Passati ora alla prestigiosa squadra della My Graveyard Productions, i nostri guardano alle proprie lontane origini (altro…)

Di |2012-01-12T08:28:35+01:0012 Gennaio 2012|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MORDBRAND – “Necropsychotic”

(Deathgasm Records) Gli svedesi Mordbrand sono nati da un paio di anni, ma dietro questo nome si celano il chitarrista Björn Larsson e il batterista Johan Rudberg, due ex The Law, ma soprattutto il cantante Per Boder, ex frontman dei God Macabre. Il death sound è quello delle loro terre, ma stilisticamente e cronologicamente, guarda all’era Entombed dei primordi. (altro…)

Di |2012-01-11T08:20:06+01:0011 Gennaio 2012|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MEGADETH – “Th1rt3en”

(Roadrunner Records) La paura del numero 13 è il concetto alla base del titolo del nuovo album dei Megadeth. Dave Mustaine lo costruisce con canzoni come sempre permeate di melodie, una latente aggressività e un certo tasso tecnico. “Th1rt3en” si apre con la pompa di “Sudden Death” e svisate dal tipico tocco di Mustaine, oltre cinque (altro…)

Di |2015-12-01T01:56:46+01:0008 Dicembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MORTICIAN – “Mortician”

(Pure Underground-Audioglobe) I Mortician austriaci, da non confondere con quelli americani, sono la classica heavy metal band fondata negli eighties, sciolta nei nineties e rifondata in questo momento (temo ormai al termine) di revival a tutti i costi. Questo è il loro primo full-“length” ufficiale, dato che il cd uscito due anni fa altro non è che la raccolta dello scarno materiale pubblicato fra il 1987 e il 1989. Non credo ci sia qualcuno dubbioso sulla natura e le caratteristiche del sound, quindi passo subito all’analisi dei brani. Si comincia con l’indiavolata “Change your Behaviour”, una vera e propria dichiarazione di guerra. La band spinge anche in “Reflection of your Soul”, da qualche parte fra gli Exxplorer e i Judas Priest. La traccia autotitolata presenta imprevisti elementi alla AC/DC; la classicissima “Worship Metal” nasce per festeggiare il festival greco Up the Hammers, al quale i nostri hanno presenziato lo scorso anno, mentre “No Light” ha un finale da crescendo da urlo, dove emerge tutta la barbarica bravura del drummer Gergely Nagy. Si chiude con tre tracce live dal Keep it true 2010. Il mercato è intasatissimo ma questo prodotto ha i numeri per farsi valere.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10

Di |2011-12-08T00:14:37+01:0008 Dicembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MOLTOV SOLUTION – “Insurrection”

(Siege of Amida Records) “Insurrection” è una pioggia di lamette e sassi che polverizzerebbe ogni cosa. Il sound è massiccio, costruito su riff in stile caterpillar e il drumming che doppia le chitarre. Accelerazioni, breakdown, ripartenze, un groove che è lava vulcanica. Sono queste le caratteristiche salienti del nuovo CD dei Molotov Solution, band di Las Vegas al terzo album in tre anni. Le plettrate e tutto il resto sono talmente serrate e strette che ricordano in modo di fare dei Meshuggah, ma con qualche scampolo di melodia inserito in modo sparso nelle canzoni. “Insurrection” è un lavoro di grande impatto, ti inchioda all’ascolto da subito, ma undici pezzi e trequarti d’ora di carri armati che ti passano sopra sono un pò troppi. Non trovate? Oppure i Moltov Solution non sono per tutti!

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10

Di |2011-12-01T00:28:17+01:0001 Dicembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MEMORIA – “Death Calls the Islands”

(Misantrof Anti-Records) La band australiana Memoria è nata grazie a un demo, dal titolo “Memoria”, realizzato dal solo Jonathan Carroll, chitarra e voce, nel 2003. I memoria si sono poi esibiti e confrontati con platee di altri paesi, tra i quali l’Italia, e realizzando due album. Carroll e soci sono convinti che la loro musica debba e possa essere composta con una sola semplice chitarra, magari acustica, capace di contenere tutte le canzoni. Forse è questo un metodo spontaneo per comporre, anche se poi sei autore di un metal che incrocia il balck, il death e il noise. In “Death Calls the Islands” loro non hanno fatto come in passato, quando inserivano nel proprio black metal spunti folk, acid e chitarre acustiche. Questo terzo album è oscuro, distorto, con un riffing che sa di black metal, ma che di fatto sposta l’asse stilistico verso una sorta di sperimentazione, infatti c’è quasi sempre una voce clean a declamare i versi e la batteria è densa e rock nel tocco; tra l’altro Daniel Fox è un batterista entrato in pianta stabile da quest’anno e assiste l’altro batterista e sound designer Brendon Basely. L’iniziale “The Dogs Smell Blood” prova, a stento, ad essere black metal, già “Claw at the Pine” espone un riffing noise nei suoni e black metal nella partitura, “From Rats We Hide” prova ad essere anche più dura e nella fase centrale di “Doctor Creve” c’è anche del blast beat. Tutto ciò non è sufficiente a parlare di black metal e nemmeno di death metal: qui il tutto sa tanto di blackened metal, nel quale si intromette del noise e anche l’alternative più lercio e casinista. Si scorgono gli Emperor, quelli dei mid tempo epici, in “25th Island”, ma come atmosfere e melodie. La brutale aggressività e dannazione tipica del black metal è offuscata da una dannazione cerebrale, da incubo. La volontà più sperimentale dei Memoria salta fuori nell’ultima traccia:  “The Blood Wave”, quasi sette minuti di elettronica, synth, chitarre, voci e suoni. L’unico neo è che gli scorci dei synth e d’avanguardia sono troppo pochi, a spese di un songwriting che ha poco sviluppo. Si rivelano bravi a ridurre l’aggressività dei tipici accordi alla Emperor e Dödheimsgard, ma si spera che imbastardiscano di più le loro canzoni, visto che sono certamente capaci di andare oltre

L’album è prelevabile presso www.misantrof.net

(Alberto Vitale) Via: 6,5/10

Di |2011-11-30T08:10:11+01:0030 Novembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MÖTLEY CRÜE – “Greatest Hits”

(Eleven Seven Music) Il motivo dichiarato di questa raccolta è di voler riportare, dopo una breve assenza (l’ultimo album è del 2008) il marchio Mötley Crüe nel mercato discografico, ma insieme alla riedizione dell’intero catalogo della band. L’idea è quella di replicare in CD il formato grafico degli album originali, con 16 pagine di booklet, presentandoli però anche in versione vinile da 180g. La riedizione interessa gli album “Too Fast For Love, “Shout at the Devil”, “Theatre of Pain”, “Girls Girls Girls” e “Dr Feelgood”. Il resto, ovvero “Mötley Crüe”, “Generation Swine”, “New Tattoo” e “Live: Entertainment or Death” avranno una dimensione standard e solo in CD. L’iniziativa quindi è a 360°, per la gioia dei fans che ancora oggi osannano il nome dei losangeleni, i quali dopo un lungo silenzio nel 2008 si ritrovarono per registrare “Saints of Los Angeles”. Questa release non è assolutamente indispensabile a chi conosce pezzi come “Dr.Feelgood”, “Home Sweet Home” e “Primal Scream”, si rivela interessante invece per chi non ha mai sentito canzoni come “Girls Girls Girls”, “Shout at the Devil”, “Sick Love Song”, “Looks That Kill” e “Too Young to Fall in Love”. I pezzi sono stati scelti con cura, ma attenzione: magari si potrebbe puntare verso uno degli album rimasterizzati e approfondire così il discorso Mötley Crüe a chi non l’ha mai fatto.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10

Di |2011-11-24T08:27:28+01:0024 Novembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MARTYR LUCIFER, ” ho già pronti dei demo per un disco e mezzo”

Martyr Lucifer è stato un membro di Opposite Sides, Hortus Animae e Space Mirrors. L’idea di sviluppare autonomamente un album gli girava nella testa da tempo. Concepito inizialmente con un aspetto più dimesso, ha poi preso forma nel tempo anche grazie al contributo di altri musicisti di un certo spessore. Cosa è  “Farewell to Graveland” lo spiega lo stesso Martyr Lucifer. (altro…)

Di |2015-04-09T01:45:28+02:0022 Novembre 2011|Categorie: INTERVISTE, M|Tag: |

MY BLACK LIGHT – “Human Maze”

(Massacre Records) I My Black Light sono italiani e poco tempo fa si dedicavano a suonare pezzi dei Within Temptations, poi è arrivato questo primo album sul quale la Massacre pone il proprio sigillo; inoltre la band è stata anche in giro a suonare con i Leaves’ Eye di Liv Kristin. Suonano un gothic moderno ma privo di lustrini o inutili pomposità. “Human Maze”, a mio parere, si pone in evidenza per due elementi principali: la voce della Monica Primo e le tastiere di Rodolfo Coda Bertetto, i quali poi sono i padrini di questo progetto musicale. La Primo (sulla quale, in fase di promozione, la Massacre ha da subito posto l’accento) ha una voce sottile, quasi soave, ma in continuo divenire nel seguire l’andamento della musica. Musica non eccessivamente orchestrale, con qualche cenno di elettronica e con le chitarre che sorreggono l’impianto melodico dei pezzi ritmando con assoluta precisione. Le sei corde di Emanuele Rossi concedono anche dei buoni spunti solisti. I My Black Light sono una band da calderone, ma il pregio di volersi esporre con proprie idee non lo si potrà negare. Per esempio, la scelta di includere “Ti Sento” dei Matia Bazar e ridurla ad una perfetta orchestrazione tra synth e riffing metal, e con una voce adeguata per un brano della Ruggiero,  dimostra che i My Black Light hanno una marcia in più rispetto a tante uscite nel genere gothic. Brani come “Inner World”, davvero ottimo, e “Being Human”, con il suo tocco progressive, alzano l’asticella dei valori. Asticella che va verso l’alto anche grazie alla pronuncia inglese perfetta, un particolare che se trascurato spesso ammazza le canzoni, le quali la gente magari non le traduce ma le ascolta e certe cose le sente. Insomma, stupiscono per la loro bravura e sicurezza e probabilmente faranno ancora meglio di “Human Maze”.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10

Di |2011-11-13T14:49:01+01:0013 Novembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MAGNUM – “Evolution”

I Magnum si sono dimostrati attivi negli ultimi anni, proseguendo in modo continuato l’attività in studio. Ora i rockers inglesi hanno pensato di prendersi una pausa compositiva e di rilassarsi con la reincisione di basso e chitarra o di voce e batteria di alcuni pezzi editi (altro…)

Di |2017-12-27T16:59:31+01:0007 Novembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MY DYING BRIDE – The Barghest O’ Whitby

(Peaceville Records) Dopo l’esperimento autocelebrativo del 2010 “Evinta”, i My Dying Bride danno nuovamente notizie di se con una sola canzone di 25′, dal titolo “The Barghest O’ Whitby”. Dunque è una suite: una bella composizione, semplice nella struttura, ma capace di riassumere i tratti caratteristici dei My Dying Bride. Dopo una breve intro la musica avanza con un ritmo lentissimo, tipicamente doom e lacerato dal  violino di Shaun Macgowan che compare a tratti, oltre ad un growling simile a quello che potrebbe emettere un ghoul. Poi tutto accelera, il riffing diventa sostenuto e Aaron Sainthorpe inizia la propria narrazione. Successivamente si ritorna nelle tenebre del doom angosciato, lento e tristemente melodico dei My Dying Bride per quasi 10′. Piccola sospensione e ritorna la lentezza maestosa e lo sviluppo del brano con le chitarre in esile crescita. La fase terminale, ovvero i circa 6′ finali, sono una marcia titanica con le chitarre del duo Glencross-Abé che vanno mano nella mano con la batteria di  Shaun “Winter“ Taylor-Steels, reclutato per questa occasione. Al termine di questo viaggio è possibile affermare che “The Barghest O’ Whitby” è una release che celebra degnamente il nome My Dying Bride.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10

Di |2011-11-01T19:13:42+01:0001 Novembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MORTON – “Come Read the Words forbidden”

(AFM-Audioglobe) Gli ucraini Morton, band creata dall’omonimo
polistrumentista e produttore Max, hanno ottenuto un tale successo nel paese
d’origine che la AFM, da qualche tempo assai attenta alla scena esteuropea, ha
deciso di ristampare il loro debut su scala internazionale. La band merita
sicuramente interesse, ma si stenta a riconoscere in essa la new sensation del
power metal europeo (come da qualche parte si è affermato). “Calling for the
Storm” rappresenta una interessante fusione di prog e power, a cui “Eaglemark”
aggiunge maggiore melodia. Indovinato il ritornello di “Brotherhood of Light”,
scelta non a caso come singolo e per la realizzazione di un video: sembra di
sentire dei Power Quest o dei Secret Sphere più ispirati! Doppia cassa a
elicottero dall’inizio alla fine in “Losing Faith”; il suono delle keys dà una
bella atmosfera eighties a “Burning Prisoner”. Arrembante “Black Witch”, divisa
in due parti la conclusiva “Wheeping Bell”: al momento slow segue una coda più
serrata e a suo modo d’atmosfera. Un outsider di belle speranze con un
potenziale tutto da confermare sulla lunga distanza.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10

Di |2011-10-21T21:50:23+02:0021 Ottobre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MESSENGER – “See you in Hell”

(Massacre-Audioglobe) In un ambiente true metal dove sempre meno defenders danno credito ai Manowar, la ricerca di un’altra band sullo stesso stile si è fatta ormai pressante. I tedeschi Messenger offrono molto in questo senso: non possono sostituire i Kings of Metal, ma costituiscono sicuramente un gradevole entr’acte nell’attesa dei nuovi eroi del metallo pesante! “See you in Hell” segue il debut “Under the Sign”, di ben cinque anni fa, ed è null’altro che una colata di heavy metal che piove sull’ascoltatore secondo gli stilemi più puri del genere. I nostri rispettano a pieno i tempi dei brani, i temi delle lyrics, l’abbigliamento con borchie e gilet a petto nudo (terribile la foto promozionale!), e la pacchianeria di certi atteggiamenti (durante i loro concerti decapitano una bambola-dj…): questo già li rende inevitabilmente simpatici, e se si aggiunge che il songwriting ha alcuni picchi notevoli il gioco è fatto. L’epica intro “Flames of Revenge” prelude alla titletrack: più che ai Manowar, in questo caso i nostri fanno pensare proprio ai Majesty di Tarek Maghary, recentemente tornati alla ribalta e proprio grazie alla Massacre Records. “Make it right” è più stradaiola, mentre qualche intelligente innovazione (l’assolo a cascata, la voce effettata e la batteria in controtempo) si trovano nell’interessante “Alien Autopsy”. Molto epica e per nulla scontata la lunga “Falconlord”, mentre è assai banale – ma comunque trascinante – “The Dragonships”. La vetta del disco è costituita da un’altra canzone epica e solenne, “Valkyries”, con un ritornello che i miei vicini conoscono a memoria. Si chiude con una cover di “Dr. Stein” degli Helloween: la versione digipack contiene altri tre brani per un totale di ben 75 minuti. Hail to Messenger!

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10

Di |2011-10-02T23:28:46+02:0002 Ottobre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MANILLA ROAD – “Playground of the Damned”

(High Roller Records) Con la rinascita dell’heavy metal risorge anche il vinile: e gli storici epic-metallers Manilla Road hanno ceduto alla High Roller Records i diritti per la realizzazione di 1000 LP della loro ultima fatica “Playground of the Damned”. Come spesso è accaduto nella lunghissima discografia di questa cult band, ci sono pochi legami fra un disco e l’altro: nell’opener “Jackhammer” il sound è del tutto diverso rispetto a quello dell’ultimo “Voyager”, e Shelton ci riporta sui lidi magici e direi edwardiani cari alla band. Peccato per la produzione veramente minimale, che evidenzia troppo i suoni alti della batteria. Molto più serrate “Into the Maelstrom” e la titletrack, che invece risentono di una atmosfera vagamente thrash. “Grindhouse” è un omaggio al genere di b-movies riportato in auge da Tarantino e Rodriguez: forse è il pezzo più debole del lotto per una certa staticità, ma si fa notare l’acido solo conclusivo. Si accennava ad Howard, ed ecco appunto che la bella “Fire of Ashurbanipal” mette in musica un suo racconto; in conclusione “Art of War”, dove ad una prima parte prevalentemente acustica ne succede una seconda 100% epic metal dura e marziale. “Playground” dovrà sgomitare parecchio per entrare nel cuore dei fans, attratti dai capolavori anni ’80 della band, ma non è certo da disprezzare.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10

Di |2011-09-27T19:55:01+02:0027 Settembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MORBUS CHRON – “Sleepers in the Rift”

(Pulverised Records) Un nome  del genere, “il morbo di Chron”, è davvero sinonimo di ruvido e malsano death metal. Con questa band svedese si ritorna indietro nei primi anni ’90 a sonorità maledettamente old style e dal carattere per niente patinato, ma totalmente sporco e grezzo. Dopo due demo nel biennio ’09-’11 e l’EP “Creepy Creeping Creeps” giunge l’attesa full “length” con nove pezzi dannati e infernali. Il drumming è compresso e ogni colpo proferito sulle pelli è un tuono che si abbatte nel tempestoso riffing che, in diversi frangeti, ricorda i Death di “Scream Bloody Gore”, ma anche gli Entombed dei primordi. Parlando di Entombed c’è da segnalare il patrocinio nella produzione dell’album da parte di Nicke Andersson e il mastering di Magnus Lindberg dei Cult Of Luna. Tuttavia un’attitudine molto più diretta  la si avverte con pezzi come “Ways of Torture” e “The Allucinating Dead”. Lo scorrere delle canzoni è una via crucis di morte e devastazione, perché i Morbus Chron pestano di brutto e lo fanno in continuazione, mentre il cantato di Robba è quello di un invasato incatenato dentro ad un manicomio. Non c’è tregua in “Sleepers in the Rift”, salvo per qualche introduzione, in alcuni pezzi, più misurata e sinistra. Nessun compromesso, solo tanta furia infernale che potrà appassionare esclusivamente gli appassionati dell’old-style.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10

Di |2011-09-24T08:47:47+02:0024 Settembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |

MAJESTY – “Own the Crown”

(Massacre-Audioglobe) Dopo la sfortunata parentesi come Metalforce presso la Magic Circle di Joey DeMaio, i tedeschi Majesty tornano in pista con il monicker che li ha resi famosi fra i defenders, e per festeggiare pure il ritorno alla fedele Massacre danno alle stampe questo doppio e ricchissimo “Own the Crown”. Il primo cd costituisce un greatest hits di ben 75 minuti: dovendo pescare da soli quattro dischi, la band non ha certamente il problema di escludere qualcuno dei propri piccoli classici. In apertura, i nostri posizionano i tre pezzi da novanta della propria discografia: “Metal Law” nella versione del 2006, con la partecipazione vocale di Udo Dirkschneider, “Reign in Glory” e “Sword and Sorcery”. Ma c’è pure spazio per l’anthem “Keep it True”, per l’ambiziosa “Aria of Bravery” e per la grezza ma epica “Hellforces”, il brano che dà il titolo a quello che ritengo essere la migliore uscita dei teutonici. Il primo cd si chiude su due altri inni ingenui quanto trascinanti (“Heavy Metal Battlecry” e “Into the Stadiums”). Il secondo, della durata di un’ora, presenza anzitutto due inediti: la titletrack dell’intera raccolta è un mid-tempo cadenzato di epica genuina, mentre “Metal on the Road” è un altro brano autocelebrativo nel puro stile Majesty. È evidente la volontà di collocarsi in stretta continuità con quanto prodotto fino al 2006. Segue una nutrita serie di nuove versioni (anche di brani dei Metalforce o apparsi solo nei demo) e bonus tracks; completano la raccolta “Troopers of Steel” live (ma la folla sembra poco partecipe) e la riproposizione dello storico primo demo del 1998. I Majesty hanno un sound derivativo quanto volete, ma nell’ormai irreversibile crisi dei Kings of Metal si può puntare su di loro ad occhi chiusi.

(Renato de Filippis) Voto: 8/10

Di |2011-09-22T00:06:48+02:0022 Settembre 2011|Categorie: ALBUM, M|Tag: |
Torna in cima