TORUS – “Torus”
(autoproduzione) Torus è un trio è formato da Johnny, voce e chitarra, e Cliff, basso e autore dei pattern ritmici, dei milanesi Meursault Omega, e Luca, chitarrista di Doomtail della zona di Bolzano. Dall’opener “Torus” si ha la percezione che il trio sembra appassionarsi a soluzioni che si avvicinano quasi a delle jam session, insomma a un comporre (altro…)
(Ardua Music / Weird Truth Productions) Per certi versi hanno rappresentato una derivazione ultima del doom metal degli anni ’90 gli Ataraxie. La band di Rouen, Francia, nasce nel 2000 e da allora ha costruito la propria reputazione su un carattere musicale dimesso, malinconico e a tratti funereo. ‘Il declino’ è un titolo perfetto per i tempi che
(Graviton Music Services) È Valéry Granson, chitarrista cinquantenne belga, il titolare di quesito progetto che mette al centro la sua fiammante chitarra, contornata da uno stuolo di musicisti da capogiro. Innanzitutto se Steve Vai e magari Joe Satriani sono tra i vostri dei della sei corde, Val Experience Band si avvicina proprio a quei mondi. Anche 

(Rottweiler Records) Fino a ora i macellai di Minneapolis hanno inciso piccole produzioni e infatti “Futility of the Flesh” corrisponde al secondo EP in carriera. Gente votata al brutal detah metal i Taking The Head Of Goliath e dal nome scelto lo si potrebbe forse intuire. Si caratterizzano per sonorità ovviamente cupe, un cantato
(AFM Records) Finalmente una delle band tacciate di essere tra le più stereotipate e pacchiane del power/symphonic ritorna con un nuovo album. I Brothers Of Metal in una dozzina d’anni di vita hanno pubblicato solo tre lavori, 
(Transcending Obscurity Records) Il sempre e troppo attivo Rogga Johansson con i suoi Paganizer si ripresenta con la seconda delle tre pubblicazioni previste per questo 2024. Dopo l’EP “Forest of Shub Niggurath”, anticipazione di quello che sarà il nuovo album che uscirà per la Xtreem Records,
(Bad Omen Records / Metal Blade Records) Non si confondano con altre band con lo stesso nome, in quanto i canadesi Pøltergeist nascono da poco e “Nachtmusik” è infatti l’album di debutto. Progetto di Kalen Baker dei Whyte Diamond che poi si è allargato ad altri partecipanti. In un sound dannatamente anni ’80 con una produzione senza 

(Dusktone) Invadente la malinconia che divampa in “Succumb”, la quale però è anche una naturale conseguenza di questo post metal fatto da momenti riflessivi e d’atmosfera, controbilanciati dalle tipiche sfuriate tempestose con il montare dei volumi, della pesantezza dei ritmi e non da meno delle trame chitarristiche. Malinconia
(Century Media Records / Sony Music) Anche per i finlandesi Swallow the Sun passa il tempo, visto che sono ormai in circolazione da un sacco di anni, da quasi venticinque per la precisione, con questo nuovo “Shining” che si rivela suggestivo, provocante, stimolante, ricco di elettronica e clean vocals, cosa che ne innalzano quella dimensione gotica, sempre deliziosamente decadente, quasi alle porte della dark wave, cosa che confermano brani quali “Tonight Pain Believes”, forse in perfetto contrasto con una cerchia di fans meno sensibile a cambiamento a alle evoluzioni.
(Osmose Productions) Sono concretamente una delle bandiere del death metal transalpino i Mercyless, suonando ormai dagli anni ’90 e pubblicando di fianco alla linea temporale degli album in studio anche molte altre cose. Concretamente legati alla propria ascendenza, la quale restituisce un songwriting che si avvicina a certi periodi
(Listenable Records) È da pochi anni che ha visto la luce questa formazione composta da elementi di Izegrim, Bleeding Gods e God Dethroned, attraverso il debut album “Prey”, 

(Osmose Productions) Una sacrosanta colata di speed metal come si usava fare decenni e decenni fa. Questo è il suonare inviperito, sferragliante e convulso dei Bütcher. Nascono ad Anversa molti anni dopo del periodo d’oro del genere, nel 2004, ma tirano avanti con la propria convinzione e visione dell’heavy metal davvero esemplare.
(Listenable Records) Sono cinquantatré minuti di forza e con bagliori melodici improvvisi “Altering Fates And Destinies”, dove la band francese Louldblast infonde il proprio savoir-faire, accumulato ormai dalla metà degli anni ’80 a oggi. Stéphane Buriez, voce, e soci sparano raffiche robuste, con un calibro sospeso tra il thrash e
(Ipecac Recordings) L’arrivo di un nuovo album dei Jesus Lizard era impensabile ai più ma auspicabile per chi negli anni ’90 ha fatto incetta di ogni tipo di rock che ha sospinto, prima e durante, l’epopea grunge. I the Jesus Lizard si erano già riuniti negli anni passati ma solo sui palchi. Far suonare “Rack” significa, innanzitutto e per tutto, farsi investire
(High Roller Records) Cinque anni di attesa per ascoltare un nuovo album in studio dei Capilla Ardiente. La talentuosa doom metal band cilena si è già fatta apprezzare per due album, un EP e uno split e per “Where Gods Live and Men Die” ha lavorato sotto la guida tecnica di uno dei suoi stessi chitarristi, Igor Leiva
(autoproduzione) La gang olandese esordisce con questo album incendiario e indebitato con la scuola hardcore newyorkese. “Almere City Hardcore” è l’hardcore che fa i conti con il metal, attraverso la sana vena di protesta e fierezza mentale del punk. Le stesse chitarre suonano con una distorsione rocciosa, sferragliante e meno punk del previsto. In 
(MNRK Heavy) Ascoltare oggi “Dreams on Algorithms”, il nuovo album degli Escuela Grind, spinge la mente a all’adrenalinica esibizione alla quale ho assistito un anno fa, in apertura agli stroici Napalm Death. In più alla fine del loro concerto, ho avuto modo di chiacchierare con Katerina Economou e Jesse Fuentes, rispettivamente voce e 
(Cyclic Law / Syrup Moose) Un nuovo album da parte di Lelia Abdul-Rauf, già coinvolta in altri progetti, cioè i Vastum, Saros. I suoi lavori da solista sono reperibili 





(Selfmadegod Records) I Deivos sono una mazzata sui denti, né più né meno. Una violenza calcolata, cinica e spietatamente lucida. Un atto di death metal estremo, portato a un livello tecnico importante ma agile e dinamico. “Apophenia” si scatena attraverso circa trentaquattro minuti con ampie fasi prevalentemente basate sulla velocità, pur con
(Scarlet Records) Hanno lavorato tanto i Never Obey Again nell’arco di un anno, pubblicando infatti il debtu album “The End Of An Era”