(Einheit Produktionen) Tuonano dalla Sassonia fin dal 2008, ma solo ora arrivano al debutto vero e proprio, dopo esser passati per demo, singoli ed EP. Esalano la malvagità di un balck metal che vuole rimanere nell’ambito delle sonorità tipicamente tedesche, ma preferiscono definirsi “black metal distopico”, tanto che questo “terra morente” esalta un concetto di base secondo il quale non c’è speranza nel futuro a causa di una vasta gamma di decadenze che solo possono alimentare una prematura fine, una prematura morte, quella degli esseri viventi, quelli di un terra già in agonia, già morente. Non a caso il concetto dietro i testi evidenza una ciclicità post apocalittica, dove la fine è seguita da un nuovo inizio, il quale altro non fa che condurre ad una ulteriore fine, sempre guidata dalle grandi deviazioni e debolezze umane. La band ammette di aver tratto una massiccia ispirazione da libri quali “La Torre Oscura” di Stephen King e “Hyperion” – “Endymion” di Dan Simmons. Appare immediatamente apocalittica e tirata “Erbschuld”, una velocità che mai nasconde la travolgente atmosfera. Suggestiva “Hinter dem Schatten”, un brano ricco di decadenza tagliente, reso ancor più esaltante dall’ottima guest vocalist femminile. “Signal Of Sorrow”, l’unica canzone cantata in inglese, vanta un mid tempo irresistibile ed il violoncello ospite -assieme all’epica voce femminile- porta tutto ad un livello di oscurità immenso. Si percepiscono piacevoli influenze death metal, risalenti alle origini della band, in brani come “In der Asche der Alten”, mentre la lunga e bellissima title track un po’ crea un epilogo per questo concept ricco di tragedia e totale mancanza di speranze. Ottimo album, ottimo debutto: un black metal con indole doom e radici death capace di garantisce melodie intense, atmosfere suggestive, riffing coinvolgenti e, grazie al concept, un percorso musicale che cattura l’ascoltatore ascolto dopo ascolto.

(Luca Zakk) Voto: 8/10