(Nigredo Records) Spesso se si parte senza troppe speranze o pretese si finisce per essere stupiti in positivo. Inoltre questa ipotesi è sempre e comunque migliore del partire con troppe speranze e finire per essere delusi. Ora, con un titolo così, un nome così e una copertina così che cosa si dovrà mai aspettare un ipotetico ascoltatore? Che si parli di morte, pestilenza e malanni luciferini era pressoché scontato. Quindi faccio un favore a tutti e salto a piè pari le tematiche fin troppo ovvie e mi soffermerò sul versante tecnico. Ecco, qui possiamo parlarne. In 5 tracce gli spagnoli mettono in piedi un debutto più che buono, con suoni viscidi e sudici come il composto sparso dagli untori ne “I Promessi Sposi”. Cinque tracce di un black primordiale e rabbioso, urlato e sofferto come solo il genere proposto sa fare. Una cosa curiosa che mi ha colpito è la relativa massiccia presenza di intermezzi quasi melodici, seppur sempre aggressivi nel mood. Una sorta di black ragionato quello dei valensiani, frutto di un’attenta costruzione che pur mostrando un’ostinata vena impulsiva dimostra sotterraneamente una fase di produzione tutt’altro che banale. Come di fatto risulta essere il combo, tutto fuorché banale.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10